Bocciato in prima elementare: la scuola non aveva i soldi per il sostegno

Bocciato in prima elementare: la scuola non aveva i soldi per il sostegno

VENEZIA – Essere bocciati in prima elementare per colpa della spending review: è accaduto in provincia di Venezia dove un bimbo, che aveva manifestato disturbi dell’apprendimento dopo il divorzio dei genitori, non ha potuto ricevere il sostegno adeguato, perché la scuola non aveva abbastanza soldi per un programma dedicato. Disturbi lievi, nulla di grave: piccole assenze momentanee che con il passare dei mesi si sono ingigantite e la maestra, che dopo la spending review scolastica firmata dall’ex ministro Mariastella Gelmini è rimasta tutta sola di fronte agli alunni, non riesce a stargli dietro. O si occupa dell’andamento di tutta la classe o segue da vicino il bambino in difficoltà.

Se il piccolo è più lento degli altri, difficilmente socializza coi compagni e a volte è pure introverso e scontroso, necessita di attenzioni particolari che un’insegnante abbandonata a sé stessa non è in grado di dedicargli. La riforma della scuola elementare parla chiaro: i percorsi alternativi richiedono personale. E serve l’avallo della neuropsichiatria dell’Asl di riferimento. La maestra manda avanti le pratiche che partono a novembre dell’anno scorso, a un mese dall’inizio della scuola ma si arenano tra burocrazia e scarse risorse. Negli ultimi anni anche la neuropsichiatria ha subito dei tagli: i casi da valutare sono tanti e il caso specifico resta in attesa. Fino fine maggio di quest’anno, a due settimane dalla fine della scuola: il piccolo “ha effettivamente bisogno di un sostegno, di un percorso personalizzato di apprendimento, ma ormai non ci siamo più con i tempi”.

E allora che si fa? Per il buon andamento del resto della classe e per non ingigantire le lacune, il bambino è bocciato. Dove è stata carente la scuola per tagli e burocrazia, altrettanto lo sono stati i genitori del piccolo: dilaniati dal divorzio non potevano permettersi neppure un insegnante privato. La colpa è di tutti e di nessuno, ma se la spending review ritorce i suoi nefasti effetti sui più piccini allora i sintomi di un sistema in corto circuito sono evidenti.

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Daniela Lauria