Un detenuto sloveno di 32 anni si è ucciso nel carcere bolognese della Dozza; l’uomo ha usato come cappio per l’impiccagione i lacci delle scarpe. Il suicidio è avvenuto nei locali delle docce. A renderlo noto è stato il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno: ”Si tratta del cinquantasettesimo suicidio in cella, un’ecatombe senza fine”.
”Abbiamo molte difficoltà – ha aggiunto Sarno – a comprendere come mai l’informazione sia predisposta ad una deriva gossip e non pare interessata ad approfondire quello che ogni giorno di più appare essere ciò che è: un dramma umanitario, sanitario e sociale. Analogamente abbiamo qualche difficoltà a comprendere l’immobilismo della politica e le azzardate dichiarazioni di attenzione verso l’universo penitenziario che dai più disparati versanti politici ogni tanto ci raggiungono. Questi 57 corpi esanimi dovrebbero rappresentare 57 macigni sulle coscienze di chi dovrebbe e potrebbe gestire e risolvere, ma non lo fa. Le 6.500 unità mancanti alla Polizia Penitenizaria, i 600 educatori e i 500 assistenti sociali in meno, i circa 25.000 detenuti in più, le degradate e invivibili condizioni delle nostre prigioni sono l’humus in cui prosperano disperazione, depressione e violenza”.
