Il nome della caserma venne fuori da una telefonata intercettata dalla Digos in cui i due marocchini indicavano anche altri obiettivi: l’ufficio stranieri e la sede del terzo reparto mobile della Polizia in via Cagni, a Milano, la caserma dei carabinieri di Giussano e la sede della Compagnia dell’Arma a Desio, il parcheggio del supermercato Esselunga di Seregno.
I due marocchini, Rachid Ilhami, di 31 anni predicatore del centro culturale ‘Pace’ di Macherio, e Gafir Abdelkader, di 42, furono arrestati il 2 dicembre del 2008: di loro gli investigatori dissero che si trattava di «cani sciolti, pervasi però da forte radicalismo islamico».
Dalle intercettazioni è emerso che il gruppo – oltre ai due arrestati l’indagine ha riguardato altre sette persone – dalla predicazione era passato a studiare gli effetti degli ordigni, le tecniche di autodifesa e come utilizzare sostanze comuni per creare ordigni.
«Ci vuole qualcosa che rimanga nella storia, così avresti il riconoscimento di Dio e la grazia di Dio» diceva uno dei due arrestati in una conversazione intercettata a settembre 2008. E in un’altra: «tu vai dentro, per esempio in una caserma dei carabinieri e ci sono 10, 15 militari, e se li terrorizzassimo?»commentavano.
Secondo gli investigatori si trattava comunque di personaggi non inseriti in alcuna organizzazione e che, non essendo riusciti a trovare i contatti necessari per recarsi nelle zone di guerra, avevano deciso di combattere la propria battaglia in Italia.