Borsellino, figli disertano commemorazioni: “In Sicilia antimafia di facciata”

Lucia Borsellino (foto Lapresse)

PALERMO – I figli di Paolo Borsellino prendono le distanze dalle celebrazioni per l’anniversario della morte del padre, il 19 luglio. “In Sicilia antimafia di facciata”, sostiene Lucia, come riferisce Laura Anello sulla Stampa, fresca di dimissioni dalla poltrona di assessore regionale alla sanità. Stessa posizione per il fratello Manfredi, che ha annunciato che non parteciperà alle commemorazioni, come Fiammetta, che farà dire, come sempre, una messa (privata) in onore del padre a Pantelleria.

Scrive Laura Anello sulla Stampa:

“Quest’anno, insomma, dei tre figli non ci sarà nessuno. Segno dell’implosione dell’antimafia, dopo le inchieste e gli arresti sui suoi presunti paladini. Segno, paradossalmente, dell’avverarsi della profezia di Leonardo Sciascia che contro i «professionisti dell’antimafia» tuonò profeticamente nel 1987 sbagliando però bersaglio: Borsellino, appunto, con cui poi chiarì e fece pace in un incontro memorabile.

«Noi figli non ci saremo. Fiammetta da sei anni – racconta Manfredi – passa questo periodo a Pantelleria. Il 19 luglio fa celebrare una messa in memoria di papà in una chiesetta di contrada Khamma, sull’isola, dove entrano a malapena dieci persone. Lucia quest’anno sarà lì con lei. E io sarò in servizio, il 17, il 18 e il 19. Sono stato educato da mio padre all’etica del lavoro, alla concretezza, al rifiuto delle passerelle. Tre anni fa, pochi giorni prima dell’anniversario, abbiamo fatto un blitz contro la criminalità delle Madonie, il migliore modo di commemorarlo».

(…) «Mia sorella ha parlato di antimafia di facciata, e io quelle parole me le sono appese in ufficio, tanto le condivido, tanto mi sembrano arrivare dritte dalla voce di mio padre. Lei è la più figlia di Paolo Borsellino, è quella che ha nel sangue i suoi geni migliori». Fu lei che volle entrare nella camera mortuaria, quel 19 luglio 1992, lo guardò, lo accarezzò per l’ultima volta e disse alla famiglia: «Tranquilli, sotto i baffi papà sorrideva».

Una roccia. Una donna con un senso del dovere smisurato. Che è rimasta al suo posto di assessore alla Sanità nella giunta Crocetta – pur con molti mal di pancia – fino a quando è stato arrestato il pupillo del presidente, Matteo Tutino, chirurgo plastico accusato di fare lifting e liposuzioni in un ospedale pubblico, a spese del contribuente. Lucia di fare l’orpello antimafioso, la foglia di fico non aveva proprio voglia. Se n’è andata dicendo basta con la politica e tagliando corto: «Non capisco l’antimafia come categoria, sembra quasi un modo di costruire carriere. La legalità per me non è facciata, ma la precondizione di qualsiasi attività». E Manfredi rincara la dose. «Io penso che le parole di mia sorella dovrebbero aprire un dibattito, ma non tocca a me farlo. Quel che posso dire è che tutti noi fratelli, anche Fiammetta che appare più defilata ma segue tutto con grande attenzione, la pensiamo esattamente come Lucia».

E tutti insieme, i tre fratelli, hanno detto di no alla traslazione della salma del padre nella chiesa di San Domenico, Pantheon della città, come invece è avvenuto per Falcone”

Published by
Maria Elena Perrero