Borsellino: i mafiosi scarcerati potranno chiedere 500mila € allo Stato

PALERMO – Le otto persone condannate a vario titolo per l’omicidio di Paolo Borsellino e oggi scarcerate potranno chiedere un risarcimento di mezzo milione di euro per ingiusta detenzione. Andando per ordine quindi dei mafiosi, riconosciuti dalla giustizia e con sentenza definitiva come affiliati a Cosa Nostra (sette di loro condannati all’ergastolo), non solo saranno liberi, in quanto ingiustamente detenuti, ma potranno anche chiedere il risarcimento allo Stato.

Tutto per effetto della sentenza della Corte d’appello di Catania che ha respinto la richiesta di revisione del processo per la strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 e ma ha sospeso, in attesa dell’apertura di un nuovo processo, l’esecuzione della pena per otto imputati, sette dei quali condannati all’ergastolo.

L’istanza di revisione, presentata dal pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato, è nata dalle nuove rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ha chiamato in causa i fratelli Graviano di Brancaccio, e riguarda Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all’ergastolo) e Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia la cui sentenza a 18 anni è diventata definitiva nonostante la ritrattazione. Tutti questi potranno ora uscire dal carcere e chiedere anche il risarcimento. L’istanza di revisione riguarda anche Salvatore Candura, Salvatore Tomaselli e Giuseppe Orofino (condannati a pene fino a 9 anni) che hanno già espiato la condanna.

Murana, Urso e La Mattina sono già stati scarcerati. Presto torneranno liberi anche altri 4 condannati. Ma i tempi di scarcerazione degli altri 4 detenuti saranno un po’ più lunghi. Prima di liberarli gli istituti di pena attendono che i giudici dell’esecuzione comunichino ufficialmente che non hanno altre condanne definitive da espiare. Per loro le porte del carcere potrebbero aprirsi domani. Piu’ problematica la situazione del falso pentito Scarantino, detenuto a Torino, che per motivi di sicurezza potrebbe non tornare a Palermo.

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