La sua “filosofia” l’aveva esposta al maxiprocesso a Cosa Nostra quando si autodefinì “l’Agnelli di Palermo”, spiegando che grazie al contrabbando di sigarette riusciva a sfamare centinaia di famiglie del quartiere della Kalsa.
Adesso Don Masino Spadaro, uno dei boss storici della città, in cella dal 1983, è diventato “dottore in filosofia”. A 72 anni si è laureato, con la votazione di 110 ma senza la lode, illustrando alla commissione una tesi su Gandhi e la non violenza. Il padrino ha sostenuto gli esami nel carcere di Spoleto, dove sta scontando una condanna all’ergastolo come mandante dell’uccisione del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, ucciso a Palermo nel 1981.
“Spadaro ha iniziato un percorso che ne ha fatto una persona diversa – racconta al Giornale di Sicilia il suo legale Carlo Catuogno – Ha voluto studiare ed è molto intelligente”. Il boss dopo avere letto tanti libri ha deciso di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia di Perugia. Spadaro fu arrestato per la prima volta dal giudice Giovanni Falcone per contrabbando.
Durante uno sbarco fu costretto a gettarsi in mare per l’arrivo della Finanza. Lo trovarono al bar del lussuoso hotel Villa Igiea, bagnato fradicio con in mano un aperitivo: “Sto bevendo, non è reato”, si giustificò.
