“Stamattina ci hanno detto che lo stabilimento ha poca vita e noi operai abbiamo reagito, li abbiamo chiusi in direzione bloccando l’ingresso, non permettiamo a nessuno di uscire”. Lo racconta così Paolo Caviglia, sindacalista della Cgil, quello che di fatto è il primo sequestro di persona in Italia a seguito di una crisi aziendale. Caviglia non usa la parola “ostaggio” ma ostaggi sono diventati tre manager della Alstom di Colleferro, in provincia di Roma, sequestrati da alcuni dipendenti. Dopo l’ondata delle proteste che vedevano i lavoratori arrampicarsi sulle più alte strutture degli stabilimenti mettendo così a rischio soltanto la propria incolumità , ecco il passaggio, più grave e preoccupante, del sequestro, sia pure a fini di trattativa. I sindacati italiani si erano sempre dichiarati contrari a simili gesti, grave è dunque che un membro della Cgil sia coinvolto. E preoccupante è la disinvoltura con cui l’azione viene rivendicata come legittima a seguito della minacciata chiusura.
L’Alstom è una ditta francese che si occupa di costruire treni. I tre manager sono il francese Bruno Juillemet, vice-presidente delle risorse umane, Francesca Cortella, direttore personale di Milano e Riccardo Pierobon, dell’ufficio comunicazione di Milano. Uno dei tre, proprio Pierobon, ha poi fornito una versione sdrammatizzante di quanto accade: “Non siamo sequestrati, siamo in riunione da stamane”. Versione confermata dal sindaco di Colleferro e dalla polizia. Nessuno ha interesse a rendere irreversibile lo scontro, è plausibile che il “sequestro” ci sia stato e che le parole del manager, sindaco e Questura siano tali per appunto disinnescarlo senza danno per nessuno.
