Meglio “buone feste” che “buon Natale”. Poi via ogni riferimento di genere. Mai presumere l’orientamento sessuale di una persona. Non rivolgersi alla platea con il classico “signore e signori”. L’Ue, con un documento interno per la comunicazione delle istituzioni comunitarie, traccia una sorta di nuovo decalogo linguistico nel segno del rispetto della diversitĂ . Di qualsiasi diversitĂ . Ma sulle nuove linee guida in Italia scoppia la bufera.
Sul Natale la polemica piĂ¹ grande
“L’Europa cancella le nostre radici cristiane”, è la trincea issata da Lega e Fdi. Mentre a Strasburgo l’azzurro Antonio Tajani inoltra immediatamente un’interrogazione scritta alla Commissione per chiedere di modificare le indicazioni. Bruxelles si difende: “Non vietiamo o scoraggiamo l’uso della parola Natale, è ovvio. Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca ereditĂ europea”, spiegano fonti dell’esecutivo europeo. Ma ormai la polemica divampa.
Il documento di una trentina di pagine ha un titolo inequivocabile: Union of Equality. “Ognuno in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale” senza riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilitĂ e orientamento sessuale”, si legge nell’introduzione del documento. “Le parole e le immagini che usiamo nella nostra comunicazione quotidiana trasmettono un messaggio su chi siamo e chi non siamo”, è la tesi delle linee guida. Una tesi che ha diverse implicazioni pratiche che l’esecutivo Ue, nel documento, divide per settori.
La neutralitĂ , per la Commissione, dovrebbe valere anche per le feste religiose
Usando un generico ”festivitĂ ” e non il nome della festa in questione. Ed è soprattutto qui che, in Italia, il centrodestra (e non solo) insorge. “Viva il Natale sperando che in Europa non si offenda nessuno”, ironizza Matteo Salvini. “La nostra identitĂ non si cancella”, sbotta Giorgia Meloni. “Le destre sono provinciali e strumentalizzano”, replica l’europarlamentare Pd Pina Picierno. E in serata è la Commissione a replicare. Ribadendo l’importanza dell’inclusivitĂ e la “neutralitĂ ” dell’esecutivo Ue su temi religiosi. Ma ammettendo che, forse, “gli esempi” fatti nel documento “potevano essere migliori”.