Giada Zanola, 34 anni, è stata uccisa dal compagno che l’ha spinta giù da un cavalcavia della A4. L’uomo, camionista di 39 anni, è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Giada, invece, stava per iniziare un lavoro in un impianto di distribuzione di carburanti. Fondamentali, per la scoperta dell’omicidio, sono state le contraddizioni, anche nella ricostruzione degli orari, nelle quali il 39enne è caduto già durante l’interrogatorio davanti agli agenti, negli uffici della Polizia stradale di Padova. E anche le immagini delle telecamere puntate sul tratto della A4, in direzione Milano, e dello stesso sovrappasso autostradale di Vigonza. L’omicidio, secondo la ricostruzione della polizia, è avvenuto al culmine di una lite che i due hanno avuto mentre si trovavano sul ponte sopra l’autostrada, a Vigonza, poco distante dalla loro abitazione. Qui il compagno l’ha fatta precipitare. Alcune automobili sono riuscite ad evitare il corpo, poi la donna è stata travolta mortalmente da un camion.
Giada e il compagno dovevano sposarsi a settembre. Poi, lei aveva annullato tutto. “Aveva annullato le nozze perchè non se la sentiva più – ha detto un amico dell’uomo alla trasmissione di Rai1 ‘La vita in diretta’ -. Lui era gelosissimo e possessivo. Giada una ragazza solare, che aveva voglia di vivere”. Da tempo ormai vivevano da separati in casa e lei pare avesse delle simpatie per un altro. Il bambino di tre anni pare fosse all’origine di continue liti. “Per via di mio figlio – avrebbe detto il compagno nell’interrogatorio – Giada mi teneva in pugno”. E poi temeva il nuovo impiego di Giada in un distributore di carburante, dove lavora anche il presunto rivale in amore. La 34enne, sempre secondo gli amici, non aveva mai manifestato propositi suicidi, “anche perchè era molto attaccata al suo bambino, una vera mamma”. In ogni ogni caso la ragazza “aveva già detto al compagno che voleva chiudere la storia”.
Resta da appurare – lo farà l’autopsia – se la 34enne sia stata stordita o abbia perso i sensi venendo malmenata prima di essere gettata oltre la recinzione del ponte autostradale. Quando i poliziotti sono andati a cercare l’uomo nell’abitazione della coppia, infatti, hanno notato che aveva lividi e escoriazioni sui polsi, forse i segni di difesa di Giada in precedenti episodi. Secondo gli investigatori, Favero avrebbe alzato le mani altre volte sulla compagna, ma questa non aveva mai sporto denuncia.