Ancora un colpo di scena nell’indagine sullo stupro della Caffarella. Una prova importante, un trench macchiato con il sangue della ragazza violentata, era stata dimenticata dagli inquirenti. L’impermeabile è solo dal pomeriggio di mercoledì (20 giorni dopo il fatto) negli uffici della polizia scientifica.
L’indumento è di Alessandra Bruni, 24 anni, co-proprietaria del “Simon bar” di via Crivellucci, nel quartiere Appio. Fu il primo rifugio per la coppia dopo la violenza. Racconta Bruni: “La ragazzina tremava e aveva sangue lungo le gambe. Così la avvolsi nel mio trench. Il giorno successivo alla violenza mi sono portata l’impermeabile a casa perché volevo lavarlo. Poi, come capita, ho rimandato il lavaggio e quando mercoledì mattina stavo per cominciare a lavarlo mi sono accorta delle macchie di sangue. Così l’ho riportato al bar e ho chiamato la polizia che lo ha sequestrato nel pomeriggio. L’ho quindi toccato e questo forse può inquinare eventuali prove”.
Nell’impermeabile sono presenti almeno quattro evidenti macchie di sangue e, forse, altro.
Le indagini, intanto, proseguono ed il questore Caruso precisa che “Le accuse non cambiano di una virgola, ma vogliamo capire perchè non c’è il dna del rumeno che ha confessato”.