Un farmaco tossico per il cuore. E’ stato questo, molto probabilmente, a causare la morte di Giuseppe Casu, 60 anni, scomparso il 26 giugno 2006 dopo sei giorni di ricovero all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Ora per il suo decesso sette medici del reparto di psichiatria sono stati accusati di sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere: l’uomo era stato legato al letto per tutta la durata del ricovero.
Casu era stato portato in ospedale e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio il 20 giugno 2006, dopo lo sgombero degli ambulanti da una piazza di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari. E lì, nel reparto di psichiatria, era stato legato a letto fino a quando si è scoperto che non respirava più. Ora i periti del processo sul sessantenne parlano senza mezzi termini di sequestro di persona e per il primario Gian Paolo Turri e gli psichiatri del suo reparto Maria Rosaria Cantone, Antonella Baita, Maria Rosa Murgia, Marco Murtas, Luciana Scamonatti, Marisa Coni è scattata la denuncia per sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere.
Stupore, rabbia, sconcerto. Questi i sentimenti che ha suscitato la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal sostituto Giangiacomo Pilia negli ambienti medici cagliaritani. Ma questo nuovo stralcio di indagine è un atto dovuto. I periti Elda Feyles, specialista in anatomia e istologia patologica, Guglielmo Occhionero, psichiatra, e Rita Celli, medico legale, hanno escluso che Casu sia stato ucciso da una trombo-embolia polmonare legata alla lunga immobilità ma, sulla base della normativa vigente (gli articoli 13 e 32 della Costituzione sulla inviolabilità della libertà personale e sul consenso all’atto terapeutico, il codice deontologico di medici e infermieri sulla contenzione fisica e farmacologica come evento straordinario e motivato, il codice penale), hanno giudicato esagerato il ricorso alla contenzione fisica di Casu.
“La contenzione fisica – scrivono i periti – è ammessa solo allo scopo di tutelare la vita o la salute della persona”. Ma in questo caso hanno valutato “eccessivo” legare a letto il paziente anche se per impedirgli il suicidio o costringerlo a curarsi anche perché nei casi psichiatrici “non c’è quasi mai perché raramente esiste un pericolo di vita rispetto a una malattia mentale. Non risulta che mai nessuno sia morto di allucinazioni o delirio”.
Baita, Murgia, Murtas, Scamonatti e Coni sono accusati anche di omicidio colposo, reato per il quale Turri e la Cantone sono già sotto processo.
*Scuola di Giornalismo Luiss
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