Il boss della camorra e capo storico del clan dei Casalesi Antonio Iovine è stato arrestato mercoledì pomeriggio dalla Polizia. Iovine era latitante da oltre 14 anni.
Iovine si trovava in un covo di Casal di Principe, nella quinta traversa di via Cavour, in casa di un uomo considerato adesso un suo fiancheggiatore. Si nascondeva in una intercapedine ricavata in una villetta appartenente alla famiglia di Marco Borrata, 43 anni. All’arrivo degli agenti ha tentato di fuggire attraverso il terrazzo, ma è stato bloccato. Il superlatitante era disarmato e nella villetta invece la polizia ha trovato una pistola, regolarmente denunciata, appartenente a Borrata.
‘O Ninno, come viene soprannominato in omaggio alla sua giovane età quando si arruolò nella camorra, ha quarantasei anni ed è già stato condannato all’ergastolo nel processone alla camorra chiamato Spartacus, in quanto implicato in indagini che riguardano almeno sei omicidi.
Antonio Iovine era nella lista del Viminale dei 30 latitanti più pericolosi, assieme – tra gli altri – a Matteo Messina Denaro, numero uno di Cosa Nostra; Michele Zagaria, dei Casalesi; gli ‘ndranghetisti Sebastiano Pelle e Domenico Condello; il bandito Attilio Cubeddu, coinvolto nel sequestro Soffiantini e fuggito nel 1997 dal carcere dove era detenuto.
”Aspettavo questo giorno da quattordici anni. L’arresto di Antonio Iovine ‘O’ Ninno’, rappresenta un passo fondamentale nel contrasto alla criminalita’ organizzata”. Lo dice lo scrittore Roberto Saviano in una dichiarazione all’Ansa. ”Iovine è un boss imprenditore, in grado di gestire centinaia di milioni di euro. Ora – continua Saviano – spero che si possa fare pulizia a 360 gradi. Come dimostrato dalla relazione della Dia di oggi, bisogna aggredire il cuore dell’economia criminale, la Lombardia, dove le mafie fanno affari e influenzano la vita economica, sociale e politica”.
”Firmerò subito la richiesta di 41 bis”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, parlando con i giornalisti a Montecitorio dell’arresto di Iovine. ”Una ulteriore conferma – aggiunge – che la squadra Stato vince e l’antimafia giocata batte quella parlata”.
“Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia, tra pochi minuti vedrete…”. Ha commentato a caldo il ministro dell’Interno Roberto Maroni conversando con i giornalisti a Montecitorio.
Iovine deve scontare la pena dell’ergastolo comminata nei suoi confronti in sede di appello al maxiprocesso Spartacus, nel giugno del 2008. Componente con Zagaria della diarchia che dalla latitanza ha diretto gli affari criminali del clan, Iovine è considerato il ‘boss manager’, la mente affaristica del sodalizio impegnato tra le altre attività anche nel business della spazzatura.
A lui viene attribuita la capacità del clan di espandere i propri interessi ben oltre i confini campani. E’ Iovine, per gli inquirenti, a rappresentare per anni la camorra che fa affari e che ricicla i proventi delle attivita’ illecite, droga e racket su tutte, nell’economia pulita e nel business del cemento fino a costruire l’impero di ‘Gomorra’, come testimoniato dai continui sequestri di beni disposti da parte della magistratura.
Iovine è anche tra i boss della camorra di cui racconta Roberto Saviano nel libro “Gomorra”. Lui, come il boss Michele Zagaria e il più celebre Francesco Schiavone, hanno mal tollerato il fatto che il libro Gomorra abbia esposto i loro traffici all’attenzione nazionale. I clan hanno accusato la sfida che Saviano ha portato nel loro feudo, nella Casal di Principe che negli anni ’90 aveva il record di omicidi. Lo scrittore, nel settembre 2006, si presentò sul palco della cittadina casertana, insieme all’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti, nell’ambito di un’iniziativa di mobilitazione anticamorra e chiamò i padrini per nome. “Iovine, Schiavone, Zagaria, non valete nulla – disse – Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra”.