Ennesimo suicidio nelle sovraffollate carceri italiane, il diciannovesimo dall’inizio dell’anno: ieri sera, nel penitenziario romano di Rebibbia, si è tolto la vita Daniele Bellante. L’uomo, di 31 anni, si è impiccato annodando una striscia di tessuto alla finestra della cella.
Siciliano, originario di Vittoria in Sicilia, il Bellante, secondo quanto si é appreso, era un pluripregiudicato, sottoposto fino al 2009 a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Per essersi allontanato da Vittoria, violando così le restrizioni delle misure di prevenzione, era stato arrestato nell’ottobre dello scorso anno.
Non era legato a cosche mafiose, e non sarebbe stato collaboratore di giustizia. Lo precisano fonti della polizia di Stato. I soli precedenti del giovane noti alle forze dell’ordine riguardano una serie di denunce per furto e ricettazione.
Il commento del garante dei detenuti. «Il suicidio di un detenuto nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, il 19° dall’inizio dell’anno, è l’ennesimo, drammatico, campanello di allarme sulla situazione che si vive nelle carceri italiane, che speriamo stavolta non rimanga inascoltato». Lo dichiara in una nota il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando il suicidio del detenuto siciliano.
«Quello della scorsa notte è il secondo suicidio registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2010. È chiaro che in questa vicenda – ha aggiunto Marroni – sono in primis da comprendere i motivi che hanno portato un uomo a togliersi la vita. Resta, tuttavia, un innegabile e drammatico quadro di fondo: quello di un’emergenza carceri fatta di esorbitante sovraffollamento, fatiscenza di strutture, carenza di risorse economiche ed umane. Elementi che rendono, di fatto, impossibile il sostegno e l’assistenza ai detenuti e l’attuazione del principio costituzionale del recupero del reo. Una situazione che impone al nostro Parlamento di intervenire con urgenza per indicare una via di uscita a questa emergenza».