ALESSANDRIA – Casale Monferrato, la città che ha visto finora morire 1700 cittadini per amianto, è propensa a scendere a patti con uno dei padroni della Eternit e accettare i suoi soldi. Casale è ora una città divisa: indecisa se accettare o meno l’offerta di uno dei due grandi imputati nel processo Eternit, il miliardario svizzero Stephan Schimidheiny, che gli ha offerto una cifra tra i 18 e i 20 milioni di euro in cambio della revoca della costituzione di parte civile del Comune. Tanti soldi, maledetti e subito, per sottrarsi dal processo. I comitati dei familiari delle vittime e molti cittadini sono per il no. Il sindaco in carica Giorgio Demezzi del Pdl sembra invece propenso a dire di sì. Le sue parole sembrano chiare: “Siamo portati a prendere una decisione che può apparire scomoda, ma è l’unica cosa che ci lascia tranquilli con le nostre coscienze e ci fa pensare che, se c’è una minima possibilità di salvare anche una sola vita in più attraverso il sostegno alla ricerca sul mesotelioma, noi la dobbiamo percorrere. Cerchiamo di essere realisti: rigettare l’offerta senza valutarla sarebbe un atto ingiustificato e irresponsabile da parte del Comune”.
Fatto sta che si deve decidere, e in fretta. La proposta, infatti, ha una data di scadenza. Il processo che vede imputati il quasi centenario magnate belga Jean Louis De Cartier de Marchienne e Schimidheiny, ultimi proprietari dell’Eternit, è finito. Il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha chiesto vent’anni per disastro doloso e continuato. L’ultima udienza si è tenuta lo scorso 21 novembre. La prossima è prevista per il 13 febbraio, il giorno della sentenza. In mezzo a queste due date è arrivata l’offerta. Gli avvocati dello “svizzero” sono stati chiari: è valida solo se accettata prima del verdetto, perché oltre a una indubbia vittoria d’immagine potrebbe produrre effetti immediati già in primo grado, sulla concessione delle attenuanti generiche e sugli altri risarcimenti.
L’Eternit ha diffuso per anni il polverino d’amianto a Casale, causando 1700 morti per mesotelioma finora e continuando a causare decessi almeno per i prossimi vent’anni. La scelta che farà il Comune è tutta su questo punto: continuerà a dare battaglia a chi gli ha avvelenato e intossicato la popolazione oppure scenderà con lei a patti. Accettando il suo denaro e rinunciando alla battaglia legale nei gradi successivi, aiutando di fatto l’Eternit in tribunale.
La strategia dello “svizzero” Schimidheiny è collaudata oltre che ben orchestrata: “Non è la prima volta che ci prova – racconta Bruno Pesce, il fondatore del Comitato vittime dell’amianto – Nel 2007 ci aveva convocato nello studio di un legale milanese. Sul tavolo c’erano due enormi vassoi di brioches, e 70 milioni per rinunciare a ogni rivendicazione giudiziaria nei suoi confronti. Non assaggiammo neanche le brioches. Lo svizzero è ossessionato da se stesso”.
Eppure questa volta il Comune potrebbe cedere. Demezzi, ingegnere elettronico, sindaco Pdl dal 2009, è orientato per il sì: “I familiari e le associazioni delle vittime si fanno sentire di più – dice – ma c’è tanta gente che mi incita a prendere quei soldi. Verranno spesi per il completamento delle bonifiche, per la ricerca sul mesotelioma. Come casalese, padre di tre figli con svariati nipoti, devo pensare anche a questo, senza lasciarmi sommergere dall’enfasi”. Poi precisa che in caso venga accettata la proposta della Eternit “tutte le realtà cittadine saranno coinvolte nella scelta sulla destinazione delle risorse”.