da: Corriere della Sera
«Col senno di poi, la parte delle indagini che riguardava il famoso bacio di Totò Riina a Giulio Andreotti si sarebbe anche potuta “tagliare”, dal punto di vista probatorio. Ma c’ era ben altro e in abbondanza. Lo prova la sentenza finale», racconta Giancarlo Caselli. «Sentenza finale che afferma, va ribadito, che fino al 1980 l’ imputato aveva tenuto una serie di comportamenti tali da configurare il reato di associazione a delinquere: scambi di favori; incontri con esponenti mafiosi (Stefano Bontate e altri) prima e dopo l’ omicidio di Piersanti Mattarella, allora presidente della regione Sicilia, un uomo politico onesto che con la mafia non voleva avere niente a che fare… Bacio o non bacio, c’ era comunque un problema. E noi della procura, con le nostre indagini, lo avevamo individuato. Ma tutto questo è stato cancellato, stravolto….». Giancarlo Caselli, capo della Procura di Torino, rimane asserragliato nella sua trincea. Anche nell’ anno del Signore 2008, seduto nello studio fasciato di pannelli di legno, fra crocifissi, fotografie con Giovanni Paolo II e l’ ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, ricorda il processo di Palermo con una voglia prepotente di riaffermare le ragioni dell’ accusa. Caselli vuole scacciare l’ ombra della sconfitta che si è allungata sulla Procura di Palermo… Per questo ricorda i retroscena e le…