Caso Ruby. Difesa delle camere alla Consulta: “Pm hanno interferito”

ROMA – Hanno ''interferito'' nelle prerogative costituzionali della Camera i magistrati di Milano del caso Ruby non solo eludendo l'''obbligo'' di trasmettere gli atti al tribunale dei ministri, ma anche non dando a quel ramo del Parlamento nemmeno comunicazione del procedimento a carico dell'allora premier Silvio Berlusconi, in spregio al principio di ''leale collaborazione'' tra istituzioni.

E' quanto hanno sostenuto nell'udienza pubblica alla Consulta gli avvocati di Camera e Senato che, sollevando il conflitto di attribuzione con i magistrati di Milano, hanno chiesto ai giudici costituzionali di annullare tutti gli atti compiuti, compreso l'atto iniziale del processo a Berlusconi che si sta celebrando a Milano.

E' ''insostenibile e non trova riscontro nel sistema costituzionale'', la ''pretesa di esclusivita''' della procura di Milano nel valutare la natura ministeriale del reato contestato, ha osservato l'avvocato della Camera, Roberto Nania, spiegando che se cosi' fosse ''non avrebbe senso'' il tribunale dei ministri e questo organo e la Camera sarebbero ''tagliati fuori'' da questa decisione, a differenza di quanto prevede la legge costituzionale.

''La procura ha fatto cadere nel vuoto'' l'invito della Camera a trasmettere gli atti al tribunale dei ministri, ha evidenziato ancora Nania; e non ha ''volutamente'' nemmeno informato il Parlamento del processo a Berlusconi, un atto che avrebbe dovuto compiere almeno per ''cortesia istituzionale'', ha rilanciato l'avvocato del Senato Giuseppe De Vergottini.

Un comportamento peraltro opposto a quello seguito nello stesso periodo dalla procura di Trani, che ipotizzando a carico dell'allora premier la concussione nell'ambito dell'inchiesta Rai-Agcom, ha invece riconosciuto – ha fatto notare l'avvocato del Senato- che la valutazione sulla ministerialita' del reato spettava al tribunale dei ministri.

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