Cassazione: a un funzionario non si può dire "Lei si fa i ca… propri"

CANICATTI' (AGRIGENTO), 19 LUG – Possono esserci tanti modi di criticare un pubblico funzionario ma non lo si puo' accusare di ''farsi i c… propri''. La Cassazione giudica questa espressione, per quanto popolare e frequente, ''volgare e inutilmente aggressiva''. Una questione di stile, insomma, che pero' puo' diventare un reato. Per questo la suprema corte ha annullato l'assoluzione di un ex consigliere comunale di Canicatti' e ordinato un nuovo processo. Pietro Lionte aveva usato nel 2006 parole forti nei confronti di una funzionaria della polizia municipale. Diritto di critica lo aveva qualificato, accogliendo la tesi difensiva, il giudice di pace. Ma contro la sentenza di assoluzione hanno fatto ricorso sia il pm sia il legale di parte civile, Raffaele Barra. E ora la Cassazione spiega che proprio quella frase non puo' rientrare tra le facolta' di critica perche', oltre alla volgarita', nel linguaggio corrente ''sta ad indicare scelte o iniziative in violazione di regole comuni''. E in effetti l'ex consigliere comunale aveva attribuito alla funzionaria una condotta opaca quando l'ha accusata di usare il suo potere per ''farsi i c… propri''. Detta in altro modo, non sarebbe forse cambiato il senso insinuante della frase, ma almeno avrebbe assunto piu' credibilmente la forma di una critica.

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Elisa D'Alto