ROMA – Niente foto di figli minori non autorizzate. Neanche se il genitore-Vip ne ha autorizzato in passato la pubblicazione. Riutilizzare nuovamente quelle foto in un altro contesto, senza chiedere l’autorizzazione, non è lecito. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione dando ragione al Garante della privacy contro la Mondadori. Al centro del caso le foto dei familiari del manager Flavio Cattaneo: un servizio autorizzato in cui comparivano anche i figli minori e alcuni familiari che non hanno un’autonoma celebrità. Quelle foto vennero riutilizzate dal settimanale Chi tempo dopo, in tutt’altro contesto, quando nel 2005 emerse la relazione di Cattaneo con Sabrina Ferilli.
La Cassazione sottolinea inoltre che non vanno pubblicate nemmeno le foto che renda riconoscibile l’abitazione dei figli minori del Vip in questione.
La Suprema Corte (con la sentenza 27381 depositata venerdì dalla Prima sezione civile) ha dunque confermato la tutela data dal Garante su richiesta di Cattaneo contro il settimanale ‘Chiche aveva pubblicato le foto di vari componenti della sua famiglia – moglie, figli, suocera – quando, mentre era il numero uno di Viale Mazzini, venne a galla la sua relazione con l’attrice romana. Senza successo, la casa editrice ha provato a far presente che prima che il flirt fosse noto, lo stesso manager si era messo in posa con la famiglia e aveva dato il consenso alla pubblicazione delle foto.
Quindi – a scandalo esploso – non poteva più invocare il diritto alla riservatezza dei suoi cari dal momento che i loro volti erano divenuti noti. La tesi non ha convinto gli ermellini per i quali è “correttamente” da escludere che la decisione assunta in precedenza da Cattaneo, in relazione al consenso per il servizio fotografico da happy family, “potesse essere invocata in un diverso contesto, nel quale era trattata la notizia della sua relazione extraconiugale”. Quanto alla foto della palazzina dove abitava la famiglia Cattaneo, la Suprema Corte ne ha escluso il diritto alla pubblicazione dal momento che finiva per rivelare il domicilio trattandosi di uno stabile in un piccolo centro. Con questo verdetto si conferma il divieto di diffondere le foto in questione e i dati personali, affinché non siano indeboliti i diritti alla riservatezza di congiunti e minori così come stabilito dal Tribunale di Milano nel 2006.