ROMA – ''L'emergenza carceri chiama in causa innanzitutto il legislatore, troppo condizionato ad assegnare alla risposta penale la sanzione di ogni comportamento deviante, quando invece e' indispensabile un drastico sfoltimento dei reati, attraverso una incisiva depenalizzazione''. Lo chiede il Primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo.
''Urgente attenzione va dedicata alla misura cautelare della custodia in carcere, la cui natura di extrema ratio, imporrebbe che essa sia prevista soltanto in presenza di reati di particolare allarme sociale, e, soprattutto, sia inibita quando la condotta criminosa presa in considerazione sia risalente nel tempo e non accompagnata da manifestazioni concrete di attuale pericolosita' sociale'', ha detto Lupo nella sua relazione all'apertura dell'anni giudiziario.
''Questa emergenza – prosegue Lupo nel suo appello alle toghe a limitare il ricorso al carcere preventivo ai soli casi di vero allarme sociale – chiama in causa anche i giudici. Il difetto endemico del nostro sistema, a causa dell'eccessiva distanza temporale tra inizio del procedimento ed esecuzione della condanna, spinge sovente ad anticipare, in corso di processo o di indagini, il ricorso al carcere al fine di neutralizzare una pericolosita' sociale, anche se soltanto ipotizzata, al fine di offrire una risposta illusoriamente rassicurante alla percezione collettiva di insicurezza sociale''. ''Si finisce cosi' – conclude – con il contagiare l'ambito giudiziario, determinando guasti sulla cultura del processo e delle garanzie''.