ROMA – E’ stata confermata dalla Cassazione, scrive l’Ansa, la condanna nei confronti della casa editrice ‘Baldini Castoldi Dalai’ e del giornalista ed ex deputato dell’Idv Elio Veltri a pagare 20 mila euro come risarcimento danni da diffamazione in favore del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri che aveva avanzato una pretesa risarcitoria di due milioni di euro per alcuni passaggi del libro ‘Toghe Rosse’.
Nel saggio – che percorre le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi dagli anni Novanta al 2002 – si contesta la tesi del ‘complotto delle Procure’ sostenuta dal presidente del Consiglio, e si analizza il ruolo svolto dalle televisioni del ‘Biscione’ nel veicolare la teoria del colpo di mano dei magistrati. Confalonieri aveva ritenute offensive alcune frasi nelle quali veniva additato come complice della ”banda” dedita al ”grande imbroglio”.
In primo grado, il Tribunale di Milano aveva respinto la richiesta di Confalonieri, accolta, invece dalla Corte di Appello di Milano, nel 2008, sebbene per un importo assai inferiore pari a 20 mila euro al quale ne vanno aggiunti altri duemila di pena pecuniaria. A portare alla conferma del ‘verdetto’ – secondo la sentenza 7847 depositata dalla Terza sezione civile – la circostanza che la difesa di Veltri, e della casa editrice, ha commesso alcuni errori tecnici nel primo dei due motivi di ricorso che hanno impedito ai supremi giudici di accogliere, invece, il secondo motivo sulla legittimità della critica politica sviluppata da Veltri.
In particolare, la Cassazione spiega che ”l’inammissibilità del primo motivo del ricorso preclude a questa Corte la valutazione di congruità delle ragioni che la Corte di Appello di Milano ha posto a fondamento del proprio giudizio in merito al carattere offensivo e quindi diffamatorio del libro ‘Toghe Rosse”’.
”Resta quindi definitivamente accertato – concludono i supremi giudici – che i toni e le espressioni adoperate dall’autore del libro, quanto meno nei confronti di Fedele Confalonieri, sono, in sé e nel contesto espressivo e comunicativo in cui sono state inserite, diffamatorie, cioè tali da screditarne la reputazione”.