Ha chiesto ai carabinieri di non concedergli nessuna attenuante; non avrebbe avuto altro modo, Francesco Bartuccio, per mettere fine alla spirale di droga e rapine che sembrava senza fine, e che gli aveva fatto perdere la casa e tutti gli affetti.
Cronaca di ordinaria disperazione, quella che il 35enne milanese ha raccontato ai militari una volta interrogato in caserma. La storia di un ragazzo incensurato ma con molti problemi, una moglie, da cui era separato, due figli piccoli, e una dipendenza cronica dalla cocaina, cresciuto nella provincia sud della città lombarda, a Cesano Boscone, come un altro ragazzo protagonista dei quotidiani degli ultimi mesi, Massimo Tartaglia.
Due storie diverse. Tartaglia viveva con la famiglia, in una villetta, e aveva un lavoro. Bartuccio non aveva più una casa; per il suo carattere ingestibile lo avevano cacciato prima la moglie, poi, dieci giorni fa, il padre. Alla fine, si era ridotto a vivere nella macchina, una Clio, di proprietà della sorella. Bartuccio non aveva neanche un lavoro; quello di portiere d’albergo lo aveva perso dopo che l’hotel era stato chiuso per ristrutturazione.
Senza soldi, e con il coraggio e nello stato di incoscienza causato dallo stupefacente, aveva iniziato a rapinare farmacie e alberghi della provincia di Milano, agendo sempre a volto scoperto e usando solo un taglierino. Alla fine è stato inchiodato dalla testimonianza dell’ultima vittima, un farmacista, che è riuscito ad annotare la targa della Clio. Convinto a costituirsi grazie alla lunga telefonata di un brigadiere, l’ex portiere ha confessato altre tre rapine; i militari però sospettano che possano essere una ventina, di cui sette soltanto nelle ultime settimane. L’uomo alla fina ha stupito i carabinieri con la sua richiesta: “Mandatemi in galera, se mi denunciate a piede libero ricomincio con le rapine. Oramai quando prendo la coca non mi controllo più”.
*Scuola di Giornalismo Luiss