“Chi farà crescere i propri figli qui?” e “Chi comprerà la nostra uva marcia?”. Viaggio tra la protesta a Terzigno

Le mamme vulcaniche

Molti si lamentano per l’aria insalubre, altri per le colture che sono “marce”, tutti sono insieme a manifestare contro la seconda discarica intorno al proprio paese. Quella che farà di Terzigno e dell’area circostante una “discarica a cielo aperto” per almeno venti anni.Viaggio tra gli abitanti della campania che in queste ore l’apertura della seconda discarica all’interno del Parco del Vesuvio, quella di Cava Vitiello.

Voci di disperazione ma non di rassegnazione, raccolte dal Corriere della Sera. Voci come quella di Antonio Saggese, contadino, che mostra l’uva cresciuta già marcia e spiega al Corsera: “I produttori di vino mi volevano dare trenta centesimi o addirittura venticinque, e io che la vendo a fare a queste cifre? Nemmeno il costo del raccolto ci ricavo. La lascio lì, tanto ormai ho capito che prima o poi mi toccherà lasciare nei campi tutto e andarmene. La campagna qui è morta”.

Dice, ancora al Corriere, Gennaro Langella, il sindaco di Boscoreale reduce dallo sciopero della fame: “Qui se chiudono i ristoranti rischiamo che si perdano settecento posti di lavoro, e a pensarci bene sono numeri non tanto lontani da quelli della crisi della Fincantieri a Castellammare”.

Leggi l’articolo originale da: Il Corriere della Sera

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