Dopo lo scandalo del Brunello dello scorso anno finisce sotto inchiesta un altro prodotto tipico della Toscana: il Chianti.
L’accusa è di quelle pesantissime: nelle bottiglie “garantite” sono state trovate molte tracce di additivi chimici e altri vini rossi di infimo livello.
Questo allarme ha causato il blitz delle Fiamme Gialle in 42 aziende della regione Toscana.
I risultati di questo intervento sono considerevoli dal punto di vista meramente statistico: 5 milioni di litri adulterati.
I viticoltori del posto spiegano chiaramente che i vini Chianti possono essere ottenuti esclusivamente attraverso un’unica via: usare le uve coltivate nella zona, utilizzando l’80% di vitigini sangiovese.
I viticoltori intervistati non hanno dubbi a riguardo: “I controlli? Latitano. Non sono mai rigorosi. Si figuri, a noi ogni volta vogliono bocciare il Chianti perchè ha poco solforosa: un pregio per la salute, ma non per la legge”.