
MILANO – La bici nera ferma davanti alla villa di Garlasco proprio negli stessi momenti in cui Chiara Poggi veniva uccisa non poteva essere quella di Alberto Stasi. Per questa annotazione di servizio il carabiniere Francesco Marchetto è stato rinviato a giudizio: subirà infatti un processo con l’accusa di falsa testimonianza.
Marchetto sarà processato davanti al Tribunale di Pavia a partire dal prossimo 17 luglio. L’ex comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco dovrà rispondere di falsa testimonianza, reato legato all’ omicidio di Chiara Poggi e, in particolare, agli accertamenti sulla bicicletta nera da donna, uno dei punti ancora oscuri del delitto. La bici è quella che due testimoni, in particolare Franca Bermani, raccontarono di aver visto appoggiata al muretto della villetta di via Pascoli proprio nell’immediatezza del delitto.
Secondo il capo di imputazione, Marchetto sarebbe responsabile di un’annotazione di servizio, che attestava la non conformità tra la bicicletta nera da donna nella disponibilità della famiglia di Alberto Stasi, unico imputato per l’omicidio di Chiara, con quella che le due donne avevano affermato di aver visto.
L’indagine, nata in seguito a un esposto dei Poggi, riguarda la deposizione, ritenuta falsa, dell’ex maresciallo sulla bicicletta davanti al gup di Vigevano Stefano Vitelli il quale poi assolse Stasi. Della vicenda si parla anche in una delle memorie depositate dai legali dei genitori di Chiara, l’avvocato Tizzoni e il collega Francesco Compagna, nel processo d’appello bis in cui l’ex studente bocconiano è imputato per omicidio e che andrà a sentenza il prossimo 17 dicembre.
Nel documento agli atti della Corte d’assise d’appello di Milano si parla “dell’inquietante comportamento falsificatorio che è risultato essere stato posto in essere” da Marchetto, il quale durante le indagini, secondo Tizzoni e Compagna, “provvide in assoluta autonomia a dettare una annotazione di servizio nella quale si attestava l’asserita non conformità fra la bicicletta nera da donna” nella disponibilità dello Stasi con quella che testimoni, Franca Bermani e la signora Travain, avevano affermato di aver visto proprio il 13 agosto 2007, attorno all’ora del delitto. In questo modo, per i legali di parte civile, avrebbe consentito di evitare il sequestro della bici sospetta. Sequestro avvenuto solo lo scorso aprile. Inoltre l’ex maresciallo, durante la deposizione davanti al gup Vitelli, “ebbe a riferire di aver udito personalmente la descrizione effettuata dalla testimone Bermani e a precisare le ragioni sottese alla non acquisizione della bicicletta in questione”.