Un’area verde, all’aperto, dove respirare aria di normalità. Un giardino di erba sintetica che imita il parco, una fontana con i pesci rossi per ricreare un po’ di pace e tavoloni di legno per mangiare i piatti preparati dalla rosticceria. Da qualche giorno, anche i papà detenuti nel carcere ligure di Chiavari possono incontrare i figli in un ambiente che non assomiglia a una prigione.
Il “giardino degli incontri” è un’area verde di 120 metri quadri dedicata ai colloqui dei reclusi con le loro famiglie, e soprattutto con i bambini. Circondato da un muro, certo, ma rosa: l’illusione di un parco giochi è possibile persino in carcere, attraverso qualche gioco e un po’ di verde.
Niente parlatorio né corridoi scuri, in questo luogo i bambini sembrano venirci volentieri, soprattutto quando c’è il sole e si possono mangiare all’aperto le gustose pietanze che prepara una rosticceria del centro. Lasagne, pollo allo spiedo e patate arrosto, tutto a spese del carcere, e non c’è bisogno di ingozzarsi: qui le visite possono durare fino a quattro ore, a differenze delle consuete due.
L’iniziativa è stata fortemente voluta da Paola Penco, direttrice del carcere, che si è battuta per ottenere un finanziamento di 20 mila euro dalla Provincia di Genova. Appassionata del suo non facile lavoro, Penco insiste sull’importanza di creare spazi di civiltà, anche e soprattutto in una prigione: “È importante per i bambini che l’incontro con i loro genitori sia il più distante possibile dalle gabbia del carcere”.
Oltre a favorire i rapporti familiari, l’iniziativa si rivela utile anche per migliorare il clima tra i detenuti, come spiega la direttrice: “Grazie anche all’area verde e alla disponibilità che mostrano le guardie carcerarie, sono riuscita a cancellare la conflittualità tra i detenuti in una prigione che, come gli altri istituti, soffre dei mali cronici del sovraffollamento – 105 detenuti contro i 75 previsti – e della carenza di personale – 36 agenti contro i 62 in previsione di organico”.
Intanto sono attesi nuovi finanziamenti per arredare meglio l’area. Il colosso svedese Ikea – che recentemente ha scelto proprio la cella di un carcere per ambientare le sue pubblicità – si è detta interessata al progetto e altri sponsor privati potrebbero farsi avanti. I detenuti se lo augurano: “Ai nostri bambini non abbiamo detto che siamo in prigione – raccontano – sono piccoli e non vogliamo traumatizzarli. Incontrarli in quel giardino ci consente di vivere una situazione di apparente normalità ed evitare loro un altro dolore che non si meritano”.
*Scuola di Giornalismo
