Cercò di avvelenare la moglie facendole bere del paraflu: con questa accusa, un uomo è stato condannato a undici anni di reclusione (tre dei quali condonati) dal tribunale di Torino. L’imputato, Daniele D’Agostino, perito elettronico, è stato giudicato colpevole di tentato omicidio. L’episodio risale al 14 maggio 2006, quando la donna, Clelia M., si presentò all’ospedale di Chivasso (Torino) in preda a fortissimi dolori: il veleno era stato diluito in una soluzione che in quel periodo doveva assumere per sostenere un esame clinico. Una dottoressa si rese conto della situazione e si procurò l’antidoto.
Venne accertato che Clelia aveva ingerito del glicole etilenico, componente di base del paraflu. Il movente, però, non è mai stato chiarito, anche perchè D’Agostino ha spiegato di aver preparato i flaconi ma ha negato di avere aggiunto sostanze tossiche. ”Prima di commentare – dice il difensore, l’avvocato Andrea Pronatti – preferisco leggere le motivazioni. Non nascondo però che sono amareggiato: ritengo che l’iter logico seguito dalla pubbica accusa per ricostruire i fatti lasci forti dubbi”.
Oggi D’Agostino vive a Sanremo (Imperia). Deve anche rispettare (secondo le disposizioni della magistratura) il divieto di ingresso a Torino, dove la moglie si è stabilita. Alle parti civili, patrocinate dagli avvocati Anna Ronfani, Ferdinando Santoni e Silvia Navone, dovrà versare una provvisionale (un acconto sul risarcimento) di 250 mila euro in tutto.