ROMA – Confermata anche in appello la condanna a 4 anni per l’ex presidente di Banca di Roma Cesare Geronzi e lieve sconto di quattro mesi per Sergio Cragnotti che passa da nove a 8 anni e 8 mesi. Lo ha deciso la seconda sezione della Corte d’Appello di Roma alla fine del processo di secondo grado sul crac Cirio.
I giudici di secondo grado hanno, inoltre, abbassato a 2 anni e 4 mesi di reclusione la condanna di Andrea Cragnotti, figlio dell’ex patron della Cirio, mentre ha assolto per prescrizione gli altri due figli Elisabetta e Massimo che erano accusati di bancarotta preferenziale.
Il genero dell’ex presidente della Lazio, Filippo Fucile, ha visto ridursi la pena dai 4 anni e 6 mesi ai 3 anni e 10 mesi mentre Ettore Quadrani ha avuto a 3 anni e 4 mesi, con uno sconto di 2 mesi. Confermate le assoluzioni dell’ex ad di Banca Popolare Lodi, Giampiero Fiorani e della moglie di Cragnotti, Flora Pissichemi. Assolto per non aver commesso il fatto anche il collegio sindacale della holding, Franco Scornaienchi, Gianluca Marini, Annunziato Scordo, che in primo grado erano stati condannati a 2 anni.
Quanto agli altri funzionari della Banca di Roma coinvolti, i giudici di secondo grado hanno abbassato le pene a due anni per Piero Locati e Antonio Nottola. Assolto Michele Casella.
Il fallimento Cirio spazzò via i risparmi di 35mila investitori per un totale di 1,125 miliardi di euro. Solo 13 mila si costituirono parte civile al processo. L’indagine fu avviata a partire dal mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Secondo la procura di Roma il crac fu il risultato di una serie di operazioni che, con il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del Gruppo ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con le banche.