NAPOLI – Gli hanno sparato alla schiena: il proiettile gli ha lacerato un polmone e si è fermato nella quinta vertebra. Così è morto Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito lo scorso 3 maggio, prima della finale di Coppa Italia a Roma e morto all’alba del 25 giugno, dopo una lenta agonia in un letto d’ospedale, durata 52 giorni. Lo ha confermato l’autopsia, eseguita ieri 26 giugno all’Istituto di Medicina Legale della Sapienza di Roma: il polmone ormai compromesso ha portato ad un collasso multifunzionale progressivo e al decesso.
Subito dopo, il feretro di Ciro è tornato nella sua Scampia. Ad accoglierlo all’Auditorium, tante corone di fiori e una fila lunghissima, silenziosa e commossa, di familiari e tifosi. C’e pure una corona da parte della famiglia di Antonino Speziale, l’ultras catanese condannato per l’omicidio dell’ispettore di polizia Raciti. Quello che Genny la Carogna, capo ultras del Napoli, vorrebbe vedere libero, come tutti lessero sulla sua famigerata maglietta. La mamma di Ciro allora disse: “Sono addolorata e vicina alla vedova Raciti”.
Ci sono poi le testimonianze dei parenti che riportano i racconti di Ciro prima di morire: a loro avrebbe detto di essersi avventato su Daniele De Santis, scaraventandolo a terra, prima del colpo mortale. I due si sarebbero poi rialzati e l’ultrà romanista avrebbe sparato il colpo di pistola che ha raggiunto Ciro alle spalle, forse mentre fuggiva.
Venerdì pomeriggio, alle 16.30, l’ultimo saluto alla salma. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, terrà un’orazione funebre durante il rito evangelico.