Circondato dal mistero più assoluto per più di 17 anni, ora l’assassinio di Elisa Claps comincia ad avere contorni più chiari: l’autopsia, a lungo secretata ma da poco messa a disposizione della difesa e quindi resa pubblica, racconta molti dettagli su come siano andate le cose il 12 settembre 1993, subito dopo la scomparsa della ragazza, avvenuta a Potenza nella chiesa della Santissima Trinità.
La perizia dice che Elisa venne uccisa il giorno stesso della scomparsa, quando si recò nella Chiesa dove poi è stata ritrovata, perchè aveva un appuntamento con Danilo Restivo. Non si sa quanto di sua spontanea volontà, ma il documento svela che la ragazza sia arrivata in vita nel sottotetto della chiesa. Poi “la salma fu trascinata per i piedi – scrive il perito, il medico legale Francesco Introna – fatta rotolare lateralmente, fino al sito in cui fu rinvenuta”. Introna sottolinea anche che “la decomposizione avvenne nel sito in cui è stata rinvenuta” la salma stessa.
Sembra ormai fuori di dubbio che Elisa abbia subito violenza sessuale durante il quale la ragazza si è difesa. Ed è stato durante quest’aggressione sessuale che, davanti al rifiuto della ragazza, l’assassino l’avrebbe colpita a morte. In particolare, gli indumenti di Elisa ed alcune lesioni della salma “fanno supporre” la violenza.
Il perito descrive i pantaloni con la “cerniera aperta”, “abbassati al pari delle mutandine al di sotto dei fianchi”; le mutandine con l’elastico rotto e “il reggiseno rotto anteriormente a livello della giunzione delle coppe”. “Tutto questo lascerebbe supporre – scrive Introna – che l’aggressione mortale possa essere occorsa nel corso di atti sessuali”. Alla stessa conclusione il perito arriva per alcune lesioni della salma: “La localizzazione delle lesioni contusive all’interno della coscia destra e delle mammelle”, e anche in considerazione di come gli indumenti furono rinvenuti sulla salma, potrebbero far supporre una violenza sessuale.
A uccidere Elisa sono stati 13 colpi. Il suo assassino l’ha colpita al torace almeno 13 volte provocandole 12 ferite da punta e taglio e una da taglio con una “lama piccola, appuntita, della lunghezza di almeno 5,5 centimetri. Attendibilmente – scrive il perito – fu usato un mezzo monotagliente”.
“Delle 12 lesioni da punto e taglio – è scritto nella perizia – nove furono inferte posteriormente e tre anteriormente. Delle nove che attinsero la vittima posteriormente, tre attinsero l’emitorace posteriore sinistro e sei attinsero l’emitorace posteriore destro”. I fendenti che raggiunsero la vittima – si legge – “erano tutti orientati dal dietro in avanti, sia pure con diversa inclinazione”. La maggior parte dei colpi, quindi, Elisa li ha ricevuti alla schiena.
“Delle tre lesioni anteriori – aggiunge Introna – quella che raggiunse la prima vertebra toracica aveva inclinazione dall’alto in basso, dall’avanti indietro e da destra a sinistra”. L’unica lesione rilevabile da taglio – precisa ancora il perito – “attinse la vittima in corrispondenza delle regioni laterali dell’emitorace destro”. Il medico legale, infine, sottolinea che “per quanto ricercate”, non sono risultate rilevabili lesioni “indicative di una morte, o della messa in opera di tentativi asfittici, per strozzamento e soffocamento”.
Un altro dato certo è l’assassino tagliò più di una ciocca di capelli alla sua giovanissima vittima. “Alcune ciocche di capelli – si legge nella perizia – furono tagliate di netto nell’immediatezza della morte”. Il particolare delle ciocche tagliate assume un significato particolare e farà preoccupare la difesa di Danilo Restivo, l’uomo raggiunto da un mandato d’arresto da parte dei giudici di Salerno.
Restivo, quando viveva a Potenza, aveva l’abitudine di tagliare ciocche di capelli alle ragazze della città: molte di loro, ormai adulte, hanno raccontato che Restivo andava sugli autobus munito di forbicine e quando la “vittima” era distratta, le tagliava una ciocca. Secondo la procura le ciocche mancanti dal corpo di Elisa sarebbero quindi una firma del suo assassino. Restivo attualmente si trova i carcere in Inghilterra perchè accusato di un altro omicidio: quello della sarta inglese Heather Barnett, uccisa a coltellate nella sua casa di Bournemouth nel 2002.
Ma secondo la difesa di Restivo, nella perizia consegnata alle parti, “non c’é prova della responsabilità di Danilo Restivo in riferimento al reato contestato”. “Quanto affermato dal Procuratore generale di Salerno nella conferenza stampa convocata lo scorso 28 maggio – ha aggiunto Mario Marinelli, avvocato di Restivo- ci lascia completamente esterrefatti in ordine alla dedotta sussistenza della prova”. Marinelli, infine, ha detto che fino al pomeriggio di ieri, a Danilo Restivo non era stata ancora notificata, nel carcere inglese dove è detenuto per l’omicidio Barnett, l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Salerno.