La morte di Elisa Claps, un bottoncino di tessuto rosso porpora trovato vicino al cadavere, la tonaca di un parroco con un bottone mancante: il mistero della ragazza uccisa a Potenza è appeso a quel dischetto di stoffa. In una foto del 1999 mostrata durante la trasmissione tv “Chi l’ha visto”, all’abito talare di Don Mimì Sabia, ex prete della Chiesa Santissima Trinità, manca proprio un bottone color porpora. L’uomo è morto due anni fa e la Procura della Repubblica di Salerno ha disposto una verifica sulla sua tonaca.
Fu proprio lui a celebrare la messa quel 12 settembre 1993, il giorno in cui qualcuno uccise Elisa dopo un approccio sessuale rifiutato. Dopo la celebrazione la ragazza incontrò Danilo Restivo, accusato dell’omicidio, e in seguito per gli investigatori ci sono troppi punti interrogativi, e ora spunta un bottone.
Quel piccolissimo oggetto potrebbe essere il legame con Elisa, la sua uccisione e forse un disperato tentativo di scappare dalle grinfie del suo assassino o del complice del suo omicida. E’ stato trovato vicino al cadavere della ragazza durante il secondo sopralluogo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità il 27 marzo scorso: era nell’angolo tra pavimento e parete, mentre altre tracce microscopiche di tessuto rosso sono state individuate accanto al cadavere, forse di un telo usato per coprirlo. Né Elisa né Danilo Restivo indossavano vestiti riconducibili a quel bottoncino: è stato strappato da Elisa al suo assassino o apparteneva a qualcuno che ha avuto accesso al sottotetto dopo l’omicidio?
La foto” incriminata” di Don Mimì è ripresa dal libro «Don Mimì Sabia, storia di un curato di città», pubblicato dal Centro culturale Newman. Secondo quanto spiega Rocco Galasso, presidente del centro, il coinvolgimento di don Mimì è «un abbaglio»: «Il bottone rosso porpora – spiega alla Gazzetta del Mezzogiorno – lo portano solo i cardinali, mentre fino ai gradi di vescovo e arcivescovo il colore è paonazzo. Se è vero che nel sottotetto c’era un bottone rosso porpora allora quello non poteva appartenere a don Mimì».