Dagli esami finora compiuti sui tantissimi reperti recuperati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove il 17 marzo scorso venne scoperto il corpo di Elisa Claps, non è finora emerso il dna di Danilo Restivo, detenuto in Inghilterra e accusato dalla magistratura di Salerno di essere il responsabile del delitto.
Gli accertamenti dei periti nominati del giudice per le indagini preliminari Attilio Franco Orio non sono però ancora conclusi: sono previsti altri esami scientifici, per cui è probabile che sarà chiesta una proroga del termine indicato dal giudice per il deposito della consulenza tecnica.
Il mancato ritrovamento, fino a questo momento, del profilo genetico di Restivo (chiesto ed ottenuto dalla magistratura di Salerno mediante rogatoria internazionale) non modifica la posizione dell’indagato: restano a suo carico “gravi, precisi e concordanti indizi di colpevolezza in ordine all’omicidio di Elisa Claps” sui quali si fonda il mandato di arresto europeo emesso a suo carico.
Tra i reperti all’esame dei consulenti ci sono gli occhiali di Elisa, un suo braccialetto, un orologio e parte degli indumenti trovati addosso al cadavere mummificato, un’ascia arrugginita e una tuta da lavoro, oltre ad altro materiale “raccolto” nel sottotetto della chiesa.
Al centro dell’incidente probatorio ci sono gli accertamenti per trovare eventuali tracce di metallo su alcune ossa di Elisa, a conferma della tesi secondo cui la ragazza fu colpita con un coltello, ma anche la ricerca di eventuali impronte digitali latenti e di tracce di dna di persone diverse dalla vittima.