L’assassino di Elisa Claps tagliò otto ciocche di capelli e usò presumibilmente una ”forbice”: è questa una delle conclusioni cui arriva Cristina Cattaneo, nella perizia depositata il 20 dicembre scorso alla Procura di Salerno, nell’ambito dell’incidente probatorio relativo all’ inchiesta sulla ragazza scomparsa 17 anni fa il cui corpo è stato ritrovato nel sottotetto della chiesa dalle Santissima Trinità di Potenza.
”Tra i capelli di Elisa – riferisce il medico legale dell’ Università degli Studi di Milano al Dipartimento di Morfologia umana e Scienze biologiche- vi sono almeno otto ciocche sezionate con strumento tagliente. Questa è una stima minima, in quanto altre ciocche più irregolari potrebbero essere state tagliate, ma la degradazione e l’attività entomologica potrebbero averne camuffato l’aspetto regolare”.
Per il perito, ”non sono evidenziabili residui significativi di metallo”. Tuttavia la Cattaneo parla anche dello strumento con cui i capelli furono tagliati: ”Non è possibile stabilire quale strumento tagliente può avere tagliato le ciocche, anche se la maggiore linearità di alcuni tagli depone più a favore di una forbice che di una lama singola”. ”E’ probabile – conclude – che le ciocche fossero accorpate al momento del taglio da liquame biologico ancora umido o secco”.
Sulle mani di Elisa Claps sono state trovate due formazioni pilifere: potrebbe trattarsi di capelli. Della presenza di ”due strutture pilifere brunastre” dà conto la perizia di Cristina Cattaneo, depositata nei giorni scorsi alla Procura di Salerno. Il perito spiega anche, nelle conclusioni, di avere consegnato ”al prof. Pascali le due formazioni pilifere, per eventuali indagini di natura genetica”.
Il genetista però, il cui lavoro fu bocciato dalla magistratura salernitana (con la richiesta di una integrazione delle indagini in un secondo incidente probatorio sul caso Claps), non ha ritenuto possibile analizzare questo materiale. La Cattaneo riferisce di aver rinvenuto ”una struttura pilifera di colore brunastro in corrispondenza del polpastrello del primo dito della mano destra”. Il secondo ritrovamento riguarda ”un’altra presenza pilifera di colore brunastro in corrispondenza del versante ulnare del palmo della mano sinistra”.
Elisa Claps provò a difendersi e a disarmare il suo assassino: a rivelarlo sono le ferite riportate dalle mani della ragazza, il cui corpo è stato trovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza. E’ quanto emerge dalla perizia di Cristina Cattaneo, depositata alla Procura di Salerno. Dopo la descrizione dell’esame di alcune ferite riportate alla mano destra, il perito scrive nelle conclusioni: ”E’ stato rilevato alla mano destra almeno un segno di lesione da arma bianca (da difesa attiva)”. Nella perizia la Cattaneo è anche più esplicita a riguardo, e si spinge a ipotizzare che la ragazza abbia provato ad ”afferrare l’arma” nel tentativo di difendersi.
Il perito descrive le ferite, dopo aver accennato al procedimento messo in atto nell’esame: ”Si è provveduto a reidratare la cute delle mani, immergendole in bagno in acqua distillata tiepida per trenta minuti. La cute pulita e ammorbidita ha consentito di verificare aree di perdita di sostanza: alla mano destra, sul versante laterale, in corrispondenza dello spazio interdigitale, fra il primo e il secondo dito, c’è una soluzione di continuo a tutto spessore del tegumento, a margini netti e regolari di forma arcuata, dislocato distalmente sulla cute integra”.
Una seconda ferita, spiega il perito, si rileva ancora alla mano destra: ”Alla superficie palmare, in corrispondenza dell’ articolazione metacarpo-falangea del terzo dito, un’altra soluzione di continuo superficiale del tegumento”. ”Alla mano sinistra – dice ancora la Cattaneo – in corrispondenza del versante laterale del primo raggio del primo osso metacarpale e della prima falange prossimale, perdite di sostanza cutanea nastriforme a decorso longitudinale con contestuale esposizione della superficie ossea sottostante, che risulta illesa”.
E’ a questo punto che il perito si sofferma sulle circostanze in cui Elisa si sarebbe ferita: ”La prima lesione alla mano destra si accorda con una lesione da arma bianca e suggerisce che tale taglio sia stato prodotto dal tentativo, da parte della vittima, di afferrare attivamente lo strumento di offesa”. Sul tipo di arma utilizzato da chi ha ucciso Elisa Claps, dall’esame delle mani, per la Cattaneo ”è possibile concludere unicamente per uno strumento da taglio o da punta e taglio”. ”Anche la lesione numero due – aggiunge il perito – si accorda con una lesività da arma bianca . E anche questa lesione suggerisce una possibile lesione da difesa attiva”. ”La lesione numero tre – conclude poi il perito – è da taglio o da decomposizione”.