SALERNO – Tribunale di Salerno, va in scena la guerra dei periti. L’occasione è l’udienza per l’incidente probatorio del caso Claps. L’udienza serve ad acquisire i risultati delle perizie dei Ris, secondo i quali “oltre ogni ragionevole dubbio” sulla maglia trovata indosso al cadavere di Elisa Claps ci sono tracce del Dna di Danilo Restivo.
Questa perizia però contraddice nettamente quello che aveva detto il primo perito del caso. Il professor Vincenzo Pascali, dell’Università Cattolica di Roma, disse che di Restivo non c’era alcuna traccia tra i reperti analizzati. Niente Dna. Il giudice ringraziò e chiese nuovi test, stavolta ai Ris. Con risultati sorprendenti. Pascali usava metodi datati, come è stato detto più volte? Oppure, sempre come qualcuno ha pensato, c’è stato un ennesimo tentativo di insabbiare l’inchiesta, 17 anni dopo la morte della ragazza trovata a Potenza nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità?
”Ma vi pare che proteggo i preti? Io sono una persona onesta”, ha detto Pascali lasciando il Tribunale di Salerno, dopo aver conferito durante la terza udienza dell’incidente probatorio. Pascali non ha ritenuto di entrare nel merito della sua relazione. Ai cronisti che chiedevano se ci sia stato qualche tentativo di pressione sul suo lavoro, Pascali ha replicato in modo fermo, ribadendo la sua onestà. Le domande dei cronisti sono il frutto dei dubbi che da due anni, dal ritrovamento del corpo, circondano il caso Claps. Un cadavere rimasto nascosto per 17 anni nel sottotetto di una delle chiese più note in città. Possibile che nessuno abbia visto o saputo nulla? Possibile che l’assassino non abbia fatto nemmeno un passo falso uccidendo un’adolescente in una chiesa, coprendo il suo corpo con foglie, bastoni e tegole?
Pascali, uscendo dal Tribunale, è sembrato piuttosto alterato: ”Io sono un perito nominato dal gip, e a me non è dato ascoltare le relazioni degli altri periti. Sono stato convocato e licenziato”. Pascali ha fatto capire che avrebbe preferito trovarsi in aula quando a conferire sarà il Ris: ”Sarebbe stato divertente…”. ”Non ho opinioni da esprimere pubblicamente. Ovviamente ne ho, e di molto ferme, ma le tengo per me. Se dicessi che la perizia del Ris non mi piace – ha continuato – metterei in giro voci…Io sto zitto. Parlo col giudice. Non intendo influire aneddoticamente sul processo. Il processo deve essere là – ha detto indicando il Tribunale – l’opinione pubblica ha tutte le sue ragioni ma deve sapere le cose per le vie giuste”.
Non è la prima volta che Pascali ha motivi di acredine verso di Ris. Sono due i casi nei quali ha ricevuto recentemente una pesante smentita reparto scientifico dei carabinieri: l’omicidio di Elisa Claps e il delitto dell’Olgiata. ”A voi pare un caso?”, commenta. Anche nel caso dell’ Olgiata, infatti, il perito, nominato nel 2008 assieme a Paolo Arbarello e Carla Vecchiotti, non rilevò la presenza del Dna del domestico filippino sul lenzuolo che venne invece evidenziato dalle analisi del Ris di Roma il 29 marzo scorso.