Chi ha ucciso Elisa Claps, subito dopo l’omicidio, si è accanito sul suo corpo senza vita. E per farlo ha tagliato con delle forbici i vestiti che aveva addosso: il top, il reggiseno, i pantaloni, lo slip. L’assassino ha usato almeno due armi, una lama molto tagliente e, appunto, le forbici: strumento, secondo l’accusa, che permetterebbe di leggere la ”firma” sul delitto di Danilo Restivo.
I risultati della perizia merceologica forniscono nuovi dettagli della sequenza dell’omicidio della ragazza di Potenza scomparsa 17 anni fa, e ritrovata nel marzo scorso nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. E la sequenza degli atti, è scritto nella perizia, è stata realizzata ”con l’intento di accedere al corpo della vittima dopo la morte”.
La prova che era viva, in quel luogo senza uscita, è nel capitolo dedicato ai ‘clasti’, i sassolini, appunto. Un sasso fastidioso, che Elisa avrebbe certamente disincagliato, se avesse potuto: proprio la circostanza che sia rimasto lì, invece, dimostra che Elisa non era più nelle condizioni di toglierlo.
Intanto, attorno alla parrocchia, il giallo si infittisce: la stessa perizia dichiara incompatibile con l’abito talare di Don Mimì Sabia quel bottone rosso trovato ”in prossimità del cadavere”. Si tratta del reperto che aveva tirato in ballo il parroco storico della Santissima Trinità, morto nel 2008.
La perizia conferma però che il bottone poteva appartenere all’abito d’un cardinale: così rivela ”il rosso ponsò”. La Sacchi aggiunge che i bottoni ritrovati invece sull’indumento del parroco erano troppo nuovi rispetto all’abito del religioso, apparso ”usurato” all’esame. Furono dunque, probabilmente, ”sostituiti”.
Tutti gli indumenti ad eccezione delle spalline furono tagliati con una forbice, per “accedere al corpo della vittima dopo la morte”, come ha dichiarato il perito Eva Scacchi. Il reggiseno è stato tagliato lungo la porzione mediana che divide le due coppe, dal basso verso l’alto. Lo slip è stato tagliato verticalmente lungo il fianco destro. Il top è stato tagliato verticalmente dal fianco sinistro fino alla zona del decolleté, o viceversa. Il pantalone è stato tagliato dal bordo inferiore della gamba destra, fino all’interno della tasca destra, arrivando quasi all’altezza dei passanti. Il pantalone è stato poi tagliato dall’alto verso il basso, posteriormente, a partire dal margine superiore fino a dietro la coscia destra. Verosimilmente quest’ultimo taglio è avvenuto per secondo.
Elisa era dunque già morta, mentre il suo assassino le levava di dosso con cura maniacale i vestiti, usando le forbici: ”Il taglio di tutti i vestiti e lo spostamento di alcuni di questi – scrive ancora il perito – (operazioni svolte probabilmente anche rivoltando il corpo) necessitano che l’aggressore abbia continuato ad agire sul corpo stesso per un tempo relativamente lungo dopo la morte, o comunque dopo che la vittima non era piu’ in grado di opporre qualsiasi resistenza”.