BRESCIA – “Volevo uccidermi ma non ne ho avuto il coraggio, poi sono entrato in tribunale. Passai sotto il metal detector con la pistola in borsa”. Claudio Giardiello interrogato per oltre 4 ore dai magistrati della Procura di Brescia ha raccontato il folle gesto che l’ha portato ad aprire il fuoco nel tribunale lo scorso 9 aprile, dove ha ucciso 3 persone.
Giardiello, imprenditore alle prese con bancarotta, ha dichiarato di non voler uccidere le tre persone e di voler togliersi la vita quella mattina, ma non ne ha avuto il coraggio. Poi ha varcato l’ingresso di San Barnaba passando sotto il metal detector, con la pistola nella borsa. Nell’aula del suo processo per bancarotta è stato l’alterco con il suo avvocato a farlo esplodere:
“Non ho capito più niente e ho sparato a simboli di un sistema che mi aveva fatto tutti quei torti”. “Ha ripercorso tutta la sua vicenda spiegando di essere entrato da via San Barnaba, dall’entrata con il metal detector utilizzando la sua pistola”, ha confermato il legale di Giardiello, l’avvocato Andrea Dondè lasciando la Procura di Brescia.
“Non posso dire se il metal detector è suonato, perché c’è un’inchiesta in corso della Procura di Brescia, ma evidentemente qualcosa non è andata come doveva” ha spiegato il legale. L’avvocato ha raccontato che “Giardiello ha avuto delle difficoltà nel raccontare, si è dovuto interrompere, ma ha risposto a tutte le domande compreso il tragitto fatto all’interno del tribunale”.
L’imprenditore, trasferito dal carcere e arrivato al quarto piano del Palazzo di Giustizia di Brescia da un ascensore secondario, si è detto pentito per quello che ha fatto:
“Ha chiesto scusa per essendo consapevole che nulla può far arrabbiare in questo momento come uno che chiede scusa dopo aver ucciso tre persone. È però avvilito per i danni arrecati. Lui voleva farla finita quel giorno” ha detto l’avvocato Dondè, che ora spetta di capire quali saranno le prossime mosse della Procura bresciana. “La sensazione – ha spiegato il legale – è che sarà chiesto il giudizio immediato”.
Dal canto suo l’avvocato Dondè è pronto a chiedere il processo con rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica:
“Non è una mossa difensiva perché non abbiamo elementi per difenderci, ma perché ci sono basi oggettive. Giardiello – ha sottolineato Dondè – è un soggetto seguito da anni da psicologi e psichiatri. È una persona distrutta e già il 9 aprile aveva detto non avevo più nulla da perdere”. Secondo il legale “già l’avvocato che segue Giardiello in sede civile era intenzionato a chiedere una perizia”.
Bocche cucite invece sull’ interrogatorio negli uffici della Procura di Brescia. “Appena avremo novità – si è limitato a dire il Procuratore Tommaso Buonanno lasciando Palazzo di Giustizia – non mancheremo di comunicarle. L’inchiesta va avanti”.