ROMA – Sarà una frattura interna oppure sotterranea, o ancora le vibrazioni eccessive dovute al traffico, ma al di là delle cause (su cui aleggia ancora un bel punto interrogativo) il fatto è che il Colosseo pende. Pende come la Torre di Pisa. Chi se lo aspettava che pure il simbolo di Roma, orgoglio della capitale e gadget in miniatura per milioni di turisti soffrisse del passar del tempo. Le cronache sui giornali racconta di un dislivello di quaranta centimetri nella parte sud.
Ai ricercatori la cosa era nota da un anno, ai più arriva invece come una sorpresa, un coniglio dal cilindro che non è il numero di un mago con scarso senso dell’umorismo perché la fonte della notizia poi è di quelle ufficiali, di quelle che lasciano poco margine per prendersela con la solita “esagerazione” giornalistica. A parlare del Colosseo in pendenza è stato il direttore del monumento, Rossella Rea, che per la Soprintendenza archeologica ha firmato un accordo con l’Università di Roma “La Sapienza” e l’Igag-Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr.
Ma quanto è serio il problema? Ci troveremo a piangere sul Colosseo che perde pezzi o soltanto a vederlo lentamente inclinarsi con gli anni?
Giorgio Monti, ordinario di Tecnica delle costruzioni spiega: “La platea di fondazione in calcestruzzo su cui poggia il Colosseo, una “ciambella” ovoidale di circa 13 metri di spessore potrebbe presentare al suo interno una frattura accentuata”.
E ancora: “Dovremo verificare con strumenti ad hoc come il georadar e, se opportuno, con ulteriori campagne di carotaggio. Se i dubbi fossero confermati, avremmo a che fare con due monumenti strutturalmente diversi: a quel punto, sarebbe necessario ricollegarli”.
Le sorti del Colosseo quindi saranno le seguenti: “Come si è trovata una soluzione per la pendenza della Torre di Pisa, anche per il Colosseo si valuterà l’approccio più adatto ma qualsiasi ragionamento, adesso, è prematuro. Certo, sarebbe importante ripristinare la continuità”, sostiene Rea.
E le macchine che passano tutti i giorni accanto al Colosseo dove le mettiamo? “Rilevare l’impatto delle vibrazioni dinamiche sul monumento e sul terreno”, dice l’architetto Fabio Fumagalli, che coordina le attività di monitoraggio. “Le auto producono più danni della subway (il treni si susseguono a intervalli di alcuni minuti ndr) – spiega Fumagalli – perché sottopongono il monumento a vibrazioni continue, accelerandone il degrado”.
Il Corriere della Sera, nella sua edizione romana, racconta che “da un paio di mesi è iniziato, infatti, il monitoraggio del comportamento dinamico dell’Anfiteatro Flavio, che dovrebbe concludersi tra un anno”.