ROMA – Se indagando su un’evasione fiscale non si trova la documentazione contabile di un”azienda ad andarci di mezzo è il commercialista, o consulente della ditta, che rischia il carcere. Ovvero non se la può più cavare dicendo di aver perso la documentazione (magari per coprire il suo cliente, evasore fiscale) perché in questo caso verrebbe indagato per “occultamento o distruzione di documenti contabili”, reato previsto dal’articolo 10 del Dlgs 74/2000. La norma prevede la reclusione da sei mesi a cinque anni per chi, al fine di evadere le imposte sui redditi o l’Iva, o anche per consentire l’evasione a terzi, occulta o distrugge in tutto o in parte le scritture contabili o i documenti di cui è obbligatoria la conservazione, in modo da non consentire la ricostruzione dei redditi o del volume di affari. ciommer
La novità segue a una sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35867/2011, che ha annullato la sentenza emessa dal Gip di Camerino. Il giudice, in un’inchiesta per evasione fiscale in cui non si trovava più la documentazione contabile di un’azienda, che nel dubbio “non ritenendo provato il dolo specifico dell’evasione” aveva dichiarato il non luogo a procedere nei confronti del consulente fiscale della società. La Cassazione, però, ribalta la sentenza perché, dice, l’incertezza del reato “imponeva l’approfondimento e il vaglio della fase dibattimentale”. Per cui i giudici della Cassazione hanno disposto il rinvio degli atti al tribunale di Camerino per un nuovo giudizio che dovrà appurare se vi sia stato o meno il reato, appunto, di “occultamento o distruzione di documenti contabili”.