La mamma del ragazzo, scoperto nel 1999 di essere incinta, fa un test del Dna sul bambino per stabilire se il padre fosse l’uomo con cui aveva avuto una breve relazione. L’ospedale Sant’Anna di Como rilascia il responso: il bambino è compatibile al 99,9% con quell’uomo che, infatti, cresce il neonato come un figlio. Fino al 2003, però, quando questo padre, evidentemente mai convinto della paternità, si decide a fare un secondo test che ribalta completamente il primo. E’ a questo punto che l’uomo e i suoi genitori, i nonni del piccolo, tagliano i ponti col bambino e la madre.
La madre subito dopo si rivolge ai giudici dopo la scoperta dell’errore e ora in Appello è arrivata la condanna dell’istituto sanitario Sant’ Anna per danni anche psicologici. Ma i legali della famiglia chiedono un danno indipendente, diverso dal biologico, per l’interruzione del vincolo parentale, quasi come se il genitore non più padre fosse morto. Gli avvocati della donna annunciano l’intenzione di portare il caso in Cassazione.