Per due volte in appello era stato condannato all’ergastolo e per due volte la Cassazione aveva annullato la sentenza. Oggi per Hassan Abdalla, egiziano accusato di aver ucciso nel 2003 la fidanzata ucraina perché non voleva abortire, è arrivata l’assoluzione davanti ai giudici della terza Corte d’Assise d’appello di Milano.
L’uomo, difeso dagli avvocati Corrado Limentani e Caterina Thumiger, era uscito pochi mesi fa dal carcere per scadenza dei termini massimi, dopo 5 anni di detenzione.
Il corpo della giovane donna, Zanna Moysiyeva, era stato ritrovato bruciato il 16 agosto 2003 nelle campagne di Inzago (Milano). Nel luglio precedente la ragazza, residente a Sesto San Giovanni, era andata al Centro di Aiuto alla Vita di via Tolmezzo a Milano ed aveva raccontato agli operatori di essere incinta. Il padre del bambino, aveva spiegato la donna, era Hassan, suo ex compagno, che aveva minacciato di lasciarla e di farle perdere il lavoro se non avesse abortito.
Hassan Abdalla era stato condannato in primo grado e in appello all’ergastolo, ma poi la Cassazione annullò la sentenza con rinvio. Quindi un nuovo processo d’Appello e la seconda condanna all’ergastolo, annullata successivamente in Cassazione.
Il 12 novembre, infine, è arrivata l’assoluzione ma la Procura generale potrebbe decidere di ricorrere nuovamente in Cassazione.
