Coronavirus: contagio resta alto (2470 ieri) ma non accelera (erano 2853). Picco, dove sei? (Nella foto Ansa, il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli)
ROMA – Coronavirus: contagio resta alto, l’ultimo bollettino dal fronte registrava 2.470 contagiati in un giorno. Ma contagio non accelera: il giorno precedente il contatore dei contagiati segnava 2.853. Quanto vale questo dato? Poco. Elementi minimi di scienza statistica (ma anche semplice buon senso se ci si applica un po’) dicono insieme che su una sequenza ormai lunga settimane un singolo punto della sequenza non segnala trend, tendenza, andamento. Ce ne vogliono almeno due se non tre.
Se stasera alle 18.00 il bollettino della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore della Sanità, se domani alle 18.00 lo stesso bollettino…Se insomma la non accelerazione del contagio registrata ieri sarà confermata oggi e domani, allora e solo allora sarà vera, chiara, accertata. Con quel poco o tanto che potrà significare.
Ce ne vogliono tre di giorni in cui contagio non accelera, tre per dire che almeno ha mollato l’acceleratore (anche se non accelerare non equivale a frenare). Ma uno è meglio di zero e quindi il dato di ieri non autorizza a credere, ma a sperare sì. Sperare nel calendario inconfessato eppure noto: aprile contagio si ferma (non sparisce, si ferma), maggio si allenta la morsa del tutti a casa, coronavirus resta tra noi fino all’estate, forse fino all’autunno, ma in quantità e con danni contenibili, gestibili.
Parallelamente continua la danza del picco. Picco di contagio, dove sei? I medici hanno già risposto più volte e con onestà di non saperlo. Ma la domanda viene ripetuta ossessivamente perché fortissima è la voglia, incontenibile è il bisogno di sapere anche quello che non è dato sapere. E quindi ogni giorno c’è chi mette il picco qua, chi lo mette là. Sempre aggiungendo un forse. Picco a fine di questa settimana? O a fine della prossima settimana? I pronostici collocano il picco dei contagi nei prossimi quindici giorni, in un giorno dei prossimi quindici. Il che equivale al può essere tutto, può essere niente…
Una cosa però è certa: a fine di questa settimana si misurerà non tanto il vantaggio dell’essere stati chiusi in casa dieci e passa giorni, si misurerà invece il danno dell’ultimo week-end tutti o quasi insieme per strada, in piazza, al bar, alle feste. Questo fine settimana arriva il conto di chi si è ammalato perché non ci credeva, non ci badava, se ne fregava, sottovalutava. Il conto della gente avvisata perché era avvisata, ma non salvata perché da quell’orecchio non ci sentiva. Un conto che dirà molto, nel bene o nel male, sulla reale situazione di fondo del contagio a Roma e al Sud.