VERBANIA – Corrado Giacomini non a caso si era fatto la fama di “re del rubinetto” con la sua riuscita attività aziendale. In collaborazione con la sorella Elena gestiva un’azienda che tirava vendendo appunto rubinetteria. Però Corrado ed Elena, che ora la Procura di Verbania ha voluto in carcere, sono sospettati e accusati di aver allestito anche rubinetti che…sgocciolavano soldi. Verso l’estero e verso consulenti non tutti pagati in chiaro e verso politici che facevano promesse all’azienda. E’ l’inchiesta che ha spinto alle dimissioni il sottosegretario Andrea Zoppini.  Corrado ed Elena Giacomini, titolari dell’azienda, accusati di riciclaggio. L’indagine è partita da un trust considerato dagli inquirenti la cassaforte in Lussemburgo dei Giacomini, nonché il modo per costituire fondi neri all’estero. Trenta milioni di disponibilità oltre confine, un’evasione di 6 milioni l’anno: questi i numeri calcolati dal pubblico ministero Fabrizio Argentieri. E il trust lussemburghese è il primo “rubinetto che sgocciola”: secondo l’inchiesta per fare quest’operazione all’estero i Giacomini si sarebbero serviti della consulenza di alcuni professionisti. Tra questi anche l’ormai ex sottosegretario Zoppini che per la sua consulenza avrebbe ricevuto1,8 milioni chiedendo però di versarne 800mila in nero all’estero. Zoppini ha ricevuto un avviso di garanzia per questa vicenda e si è immediatamente dimesso.
Ma non è l’unico politico che l’indagine ha messo in relazione ai re dei rubinetti. Un altro nome emerso è quello del senatore leghista Enrico Montani, accusato di corruzione aggravata. I Giacomini lo avrebbero contattato per ottenere tramite lui una legge a favore delle energie alternative a idrogeno. Il progetto non è andato in porto e Montani, che ai pm ha confermato il contatto con i Giacomini negando che ci sia stato uno scambio di denaro, ha detto: “Giacomini voleva creare a Pogno un’attività che avrebbe dato lavoro a 500 persone. E questo mi bastava”.
Oltre ai due Giacomini, fratello e sorella, in carcere è finito anche Alessandro Jelmoni, cittadino italiano residente all’estero, secondo l’accusa “il ripulitore” nella vicenda dei capitali trasferiti all’estero. Sarebbe stato lui a costituire il trust Giacomini in Lussemburgo, trust a sua volta gestito dal 2004 dalla Titris, ovvero la società lussemburghese che detiene il 30% della Friza Immobiliare. La società degli appartamenti di via Olgettina, come con qualche malignità fa notare il quotidiano La Stampa .
A quanto pare nella storia dei re delle rubinetterie c’è spazio anche per una sorta di Dynasty intestina. L’intera vicenda giudiziaria sarebbe nata da un esposto di Andrea Giacomini, fratello di Corrado ed Elena, tempo fa estromesso dall’azienda. La mossa dei fratelli sarebbe stata piuttosto inattesa e mal digerita, a dimostrazione che nella vicenda Giacomini i rubinetti possono anche chiudersi bruscamente.