ROMA – Corruzione: l’Italia è in 72° posizione nella speciale classifica, appaiata alla Bosnia e Sao Tome, giusto un filo meno corrotta della Bulgaria, ma di un gradino meno onesta di Sud Africa, Macedonia, Brasile, due gradini di Arabia Saudita, Romania e Kuwait. Lo certifica il Transparency Index, Ong che dal ’95 è assurto a giudice sovrano che promuove e boccia gli Stati decretandone la moralità nell’esercizio di governo. Dal ’95 ogni anno tocca sentirci dire quanto siamo marci e disonesti, ogni volta appaiati a paesi senza un minimo di democrazia, appena usciti da guerre intestine, governati da dittatori o da famiglie padrone esclusive della cosa pubblica ecc. Ovviamente non si tratta di stabilire impropri paragoni tra stati, o rivendicare meriti etici sui quali, da sola, l’opinione pubblica nazionale ha espresso il suo giudizio.
Il punto è che per stabilire l’esatta temperatura di una giornata di freddo, per dire, non ci si può affidare alla temperatura percepita. I criteri adottati sono di questo tipo: “Corruption Perceptions Index” è il nome della classifica. Si basa, per essere chiari, se sensazioni. Proprio così. La corruzione percepita si misura attraverso: a) l’indice di percezione della corruzione, sulla base di interviste/ricerche somministrate ad esperti del mondo degli affari e a prestigiose istituzioni; b) l’indice di propensione alla corruzione, basato su interviste a dirigenti senior di aziende nazionali e multinazionali, o dirigenti e responsabili finanziari, camere di commercio, banche commerciali nazionali e straniere e studi legali commerciali; c) barometro di percezione della corruzione, cioè un sondaggio rivolto direttamente ai cittadini, “indagando sulla loro percezione della diffusione della corruzione nei vari settori”.
Dal punto di vista dell’attendibilità scientifica, questi criteri valgono quanto chiedere all’oste se è buono il vino. Che senso ha chiedere a una banca, o una camera di commercio di un paese governato da elite, quando non da un solo dittatore, se quell’elite controlla ogni articolazione dello Stato e ogni possibile possibilità di investimenti privati? Quanto al barometro, provate a chiedere a un italiano bombardato da un decennio di propaganda anti casta cosa dirà sulla corruzione, dal bracciante al capo d’azienda. Siamo sicuri che al bracciante bulgaro o al portuale di Sao Tome, sia stata posta la stessa questione? La corruzione in Italia, c’è, anzi, possiamo dire che dilaghi. Ma per favore non facciamo classifiche, non sommiamo mele a pere, non diciamo che Cristo è morto di freddo perché ce lo dice la temperatura percepita.
