ROMA – L’Italia come il Ghana e la Macedonia: quello della corruzione percepita in Italia è un dato allarmante che ci fa scivolare al sessantanovesimo posto insieme con una disastrata repubblica del Centro Africa e un poco trasparente paese dell’Est. I numeri del Libro Bianco sulla corruzione presentato oggi a Roma dal ministro della Giustizia, Paola Severino, da quello per la Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi e coordinato da Roberto Calderoli, confermano quanto letto sulle cronache degli ultimi mesi. La corruzione in Italia si aggrava ma calano denunce e condanne.
L’aggravamento progressivo è stato registrato da Trasparency International e citato nel Rapporto sulla corruzione realizzato dalla Commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo. Analoghe tendenze sono state registrate dalla Banca mondiale attraverso le ultime rilevazioni del Rating of control of corruption (RCC), che collocano l’Italia agli ultimi posti in Europa e con un trend che evidenzia un costante peggioramento negli ultimi decenni.
Sfiducia e pessimismo sul controllo e la repressione efficace del fenomeno si riflettono sui casi effettivamente denunciati seguiti da una condanna, dopo il “picco” del 1995 (tre anni dopo Tangentopoli”), che ha segnato 2.000 delitti e delle oltre 3.000 persone denunciate. Stando al Libro bianco del Governo, dai 311 casi di corruzione e concussione consumati nel 2009 si é passati ai 223 casi del 2010 (dunque, – 88 casi). E se 341 persone erano state condannate nel 2007, l’anno dopo si sono avute solo 295 condanne (-46). Notevolmente ridotto anche il numero delle persone denunciate: 1.821 nel 2009, 1.226 nel 2010 (- 595).