Costa Concordia: il racconto di uno dei cuochi: "Ho aiutato i passeggeri"

BARI – ''Dopo che mi sono reso conto che ormai non si poteva piu' andare avanti con il servizio, sono rientrato in cucina dal ristorante e ho comunicato agli chef che dovevamo assolutamente andar via perche' secondo me era successo qualcosa di grosso e dovevamo abbandonare la nave''. Lo ha detto ai microfoni di Antenna Sud – che ha diffuso una nota – uno dei cuochi della Costa Concordia, Vito Clemente di Mola di Bari (Bari).

''Loro mi dicevano – aggiunge – che sembrava un po' eccessiva questa cosa, e impossibile. Comunque non potevano muoversi perche' una famiglia si era rifugiata da loro e mi hanno detto: 'vabbe' a questo punto mettiamo in salvo la famiglia e ci vediamo al ponte 3. Sono andato al ponte 3 e li' c'era gia' gente in panico che voleva scappar via da una parte all'altra ma tanti di loro non avevano il salvagente. Ho provveduto a distribuire tutti i salvagente che avevo a disposizione, ho aperto due saracinesche e di salvagente vi assicuro che c'erano''.

''Chi non lo indossava – continua il cuoco – erano i passeggeri che si erano appena imbarcati e che non sapevano come comportarsi. Io ho aperto l'altra saracinesca e ho distribuito, assieme ai miei colleghi, altri 150 salvagenti, ho cercato di calmare un po' di passeggeri che erano troppo allarmati. Al suono dei sette squilli dell'emergenza generale non ho esitato ad aspettare ancora, ho aperto il cancelletto della mia lancia, ho caricato 150 passeggeri, forse anche di piu', ne puo' portare 150 ma siccome eravamo vicino alla riva, ero sicuro, qualcuno in più l'ho messo e quando e' venuto l'ufficiale di timone ho detto di non aspettare il segnale di ammainare la lancia perche' c'era troppa gente nervosa sulla lancia, c'era una passeggera che voleva lanciarsi giu', mi ha anche alzato le mani perche' l'allontanavo, dopodiche' grazie all'aiuto di altri passeggeri che l'hanno tenuta ferma, abbiamo portato giu' i primi passeggeri sul molo".

Ritardo nei soccorsi. ''Forse i primi 3 morti – conclude Clemente – che si sono lanciati in mare non riesco proprio a capire perche' sono morti, si potevano evitare. Altri morti, bisogna vedere dove sono stati trovati perche' dove c'è stato lo squarcio, li' c'erano le nostre cabine quindi puo' darsi che qualcuno che faceva la notte, in quel momento era a riposare e ci sarebbe rimasto lo stesso. Infatti, se fosse successo di notte, in questo momento io non sarei stato qui perche' lì ci sono tutte le cabine nostre''.

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Daniela Lauria