
ROMA – Eroe della Costa Concordia, premiato per aver salvato centinaia di vite rischiando la propria. E allo stesso tempo, a distanza di pochi mesi, condannato a due anni e sei mesi per la stessa vicenda. Manrico Giampedroni è entrambe le cose: l’uomo che ha soccorso centinaia di persone in difficoltà, e su quella nave si è spezzato le gambe cadendo in una stiva, l’uomo premiato come “eroe di Ameglia” e l’uomo i cui avvocati hanno patteggiato una condanna per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime.
Giampredoni, al momento della sentenza, non era in Italia. Con lui ha parlato un giornalista del Secolo XIX. E ha trovato un uomo feriti.
“Non mi sogno nemmeno di dire dove sono, ci mancherebbe altro” Ma ha sentito? L’hanno chiamata? Cosa pensa di questa condanna? Il tono si alza, è arrabbiato: “Chiedetelo a quei gentili signori dei pubblici ministeri che hanno sostenuto l’accusa, perché sono stato condannato”. Lei, che è stato celebrato come “l’eroe di Ameglia”.”È incredibile,ma non mi chieda altro, la saluto”. Però un’idea se la sarà pur fatta perché la sua storia sia finita in questo modo. «Non aggiungo assolutamente nulla, le mie prossime e ultime parole sono un bel “no comment”».
Ma perché la condanna? Perché, secondo i giudici, Giampedroni non era al suo posto al momento dell’incidente e si sarebbe mosso troppo tardi. Che poi quel muoversi abbia salvato gente, a livello di diritto, non sembra rilevante. Ancora il Secolo. Giampedroni secondo i giudici avrebbe
«omesso di fornire il necessario supporto e la necessaria assistenza al comandante Schettino, omettendo di cooperare per la salvezza della nave e per le persone imbarcate». In realtà come ha scritto il gup di Grosseto Pietro Molino c’è l’esclusione del dolo eventuale di Giampedroni e del coordinatore di crisi Roberto Ferrarini perché sostanzialmente non si resero conto di cosa stesse accadendo a causa della manovra azzardata dal comandante Schettino. E quando lo capirono fu troppo tardi. Si contarono 32 morti alla fine (157 i feriti o i traumatizzati), e tanti altri ne evitò Giampedroni. Ma il suo comportamento, sempre secondo il Gup è la dimostrazione della colpevolezza: «E’ sufficiente porre attenzione al “contro indicatore” della sua condotta successiva al reato–dice ancora Molino -, tesa a cooperare nel soccorso ai passeggeri», circostanze che fanno «qualificare i reati a lui ascritti come comportamento colposo, senza dolo nella sua forma anche eventuale ». E comunque a bordo, in quel momento, non avrebbe occupato la postazione dovuta. Giampedroni evitò la morte certa di centinaia di persone, e poi rischiò direttamente la vita.Fu recuperato dai soccorritori con legambe spezzate in fondoa una stiva, dove era caduto. Giampedroni oggi è un eroe con una condanna sulla testa.
