Milano capitale del carovita. Ammontano a 3mila euro le spese affrontate ogni mese dalle famiglie del capoluogo lombardo. Una cifra ingente che si ripercuote sulle scelte di consumo dei cittadini, incidendo particolarmente su quelle della fasce di popolazione meno abbienti. È quanto emerge da una ricerca svolta dalla locale Camera di Commercio e dal Comune.
Nuovo menù. Secondo l’indagine, basata su rilevazioni effettuate nel 2010 su 880 famiglie, la spesa mensile ammonta esattamente a 2.977 euro, il 21,4 per cento in più (434 euro) della media nazionale, con un aumento di 107 euro (più 3,7 per cento) rispetto al 2009. A pesare maggiormente sui bilanci domestici sono le spese per la casa (15, 7 per cento del totale), seguite dai consumi alimentari (13,5 per cento) e dai trasporti (9,9 per cento). Stretti tra la morsa della crisi e il costante aumento del costo della vita, i milanesi hanno cercato la soluzione soprattutto tra le corsie dei supermercati. Il difficile momento economico ha infatti ridisegnato la dieta delle famiglie, che hanno ridotto l’esborso per il cibo del 4,6 per cento rispetto al 2009: soprattutto tra le fasce di reddito base, è sceso il consumo di pasta (meno 5,6 per cento), di carne (meno 7 per cento), formaggi (meno 11,9 per cento) e zucchero e caffè (meno 12,5). E se a tavola si è deciso di tirare la cinghia, sotto la Madonnina non si è però rinunciato a godersi il tempo libero (più 4,1 per cento), con l’aumento delle spese per alberghi e turismo (più 13,2 per cento) e consumazioni fuori casa (più 7 per cento).
Differenze e difficoltà. Valori medi che mutano radicalmente a seconda della zona della città considerata e dell’estrazione sociale delle famiglie. Milano è spaccata in due: chi abita in centro spende ogni mese 1.200 euro in più di chi si trova in periferia, mentre i nuclei con un reddito inferiore ai 15mila euro annui lo spendono praticamente tutto senza riuscire a risparmiare neppure un centesimo. Un pericoloso camminare sul filo che non permette di affrontare eventi che vadano fuori dall’ordinaria amministrazione: una famiglia su cinque non è infatti in grado di far fronte con risorse proprie a una spesa imprevista di mille euro, mentre il 16 per cento nel corso del 2010 ha dovuto ricorrere a un aiuto esterno per superare momenti di difficoltà. In questi casi il supporto arriva in particolare dai genitori, “soccorritori” in oltre la metà dei casi, da figli, altri parenti o amici (22-23 per cento) o dai suoceri (7,8 per cento). «Questi dati tracciano un quadro chiaro delle conseguenze della crisi economica – ha dichiarato Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro del Comune di Milano – l’aumento del costo dei beni alimentari deve essere messo in relazione con l’abbassamento dei consumi delle famiglie sui generi di sussistenza. È necessario un cambio complessivo delle strategie per il Paese altrimenti gli interventi degli enti locali saranno del tutto insufficienti».
