BARI – Lavoravano in nero per 3,95 euro l’ora, senza contratto, anche 14 ore al giorno, le quattro operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma, a Barletta. Lo raccontano i parenti delle vittime, assiepati davanti all’obitorio del Policlinico di Bari dove si trovano i corpi delle operaie in attesa dell’autopsia. ”Era gente, dicono, che lavorava per sopravvivere”. Chi per pagare il mutuo della casa, chi semplicemente per poter comprare la benzina.
Matilde Doronzo, di 32 anni, Giovanna Sardaro, 30 anni, Antonella Zaza,36 anni, e Tina Ceci, 37 anni, cucivano magliette e tute da ginnastica in quel laboratorio fantasma, “sconosciuto all’Inps”, come ha spiegato la Cgil di Barletta-Andria-Trani.
”Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c’era da fare, racconta la zia di una delle vittime. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere”.
La donna ha atteso per ore, come tutti gli altri parenti assiepati davanti all’obitorio del policlinico di Bari, prima di poter finalmente vedere il corpo della propria congiunta. I parenti hanno poi avuto l’autorizzazione dal magistrato: quattro per volta sono scesi nella camera dove erano state ricomposte le salme, in attesa dell’esame autoptico. ”Non ci volevano far vedere i nostri parenti – racconta una ragazza in lacrime – abbiamo chiesto al sindaco di intervenire”.
Alle 14 il magistrato ha autorizzato i parenti a vedere i loro cari. ”Loro, raccontano, erano delle donne normali. I giornali dicono che era un maglificio, ma in realtà era un laboratorio di confezioni: venivano confezionate magliette, tute la ginnastica. Lavoravano lì dentro dalle 8 alle 14 ore, dipendeva dalle commesse che il proprietario riusciva ad ottenere”.
In tanti si sono sentiti male davanti all’obitorio: alcuni anziani sono stati portati in autoambulanza al pronto soccorso del policlinico. Si e’ sentito male anche il marito di Tina Ceci, di 37 anni, l’ultima ad essere estratta dalle macerie la notte scorsa. I parenti erano assistiti da personale della Croce Rossa e della Protezione civile.
