Secondo l’accusa, a quanto riporta l’Ansa, il magistrato avrebbe «abitualmente» compiuto atti «gravemente scorretti nei confronti di persone con le quali aveva rapporti nell’ambito dell’ufficio». E in «più occasioni» alla loro presenza – come riporta il capo di incolpazione formulato dalla procura generale della Cassazione- «ha introdotto la mano nei pantaloni, agitandola energicamente all’altezza del pube».
Un gesto ripetuto il 17 novembre di due anni fa anche davanti a due collaboratrici che, «sconvolte, avendo percepito il comportamento del dott. Scaramuzza come un atto di autoerotismo», si erano prima rifugiate, inseguite dal magistrato, nell’ufficio della dirigente della cancelleria e poi nella loro stanza. La sanzione inflitta non è tra le più gravi; ma il tribunale delle toghe sarebbe stato condizionato nella sua decisione dal fatto che la vicenda è stata anche al centro di un’indagine penale, che si è conclusa con l’archiviazione, avendo ritenuto che il comportamento del giudice fosse stato equivocato e dovuto a un’allergia.