ROMA – Quando a Stefano Cucchi, in attesa di salire sul pullman della polizia penitenziaria per essere condotto in carcere dopo la convalida del suo arresto, fu chiesto come mai camminasse male, ''lui rispose 'mentre scappavo sono caduto dalle scale'''. Ma un altro detenuto intervenne dicendo ''Ma quale caduta dalle scale, lui ha avuto un incontro di boxe… solo che lui era il sacco''.
E' quanto emerso dalla testimonianza dell'ispettore della penitenziaria Antonio La Rosa, sentito stamani nel corso del processo per la morte di Cucchi. Era La Rosa il caposcorta che il 16 ottobre 2009 prelevo' il giovane e altri arrestati dal tribunale di Roma per trasferirli al carcere di Regina Coeli.
L'agente davanti ai giudici ha dato anche la sua interpretazione di quella 'caduta' di Cucchi. ''Credo volesse dire – ha precisato – che era caduto quando scappava dai carabinieri, quando era stato arrestato''. Visivamente, l'immagine che l'ispettore e i colleghi Luciano Capo, Salvatore Mandaio e Umberto Di Stefano ebbero di Cucchi fu quella di una persona ''che camminava con passo lento, che non poteva piegarsi, che era sofferente''; quando, a Regina Coeli, si trovo' davanti le scale ''disse che aveva difficolta' perche' gli facevano male le gambe''.
''Il suo volto era quello di una persona pestata – ha aggiunto La Rosa -. Aveva segni in faccia; sono anni che faccio questo lavoro e capisco quando uno e' pestato''. Cucchi aveva timore del carcere. ''Mi disse che era la prima volta che andava in carcere – ha detto l'assistente di polizia penitenziaria Capo – e voleva sapere cosa accadeva. Cercai di tranquillizzarlo, dicendogli che non era come quello che si vede nei film''. Tant'e' che l'assistente Di Stefano ricorda di Cucchi il fatto che ''aveva avuto una discussione con i carabinieri perche' non voleva andare in carcere dopo la convalida dell'arresto''. Per la prossima udienza, il 4 luglio, saranno convocati nove testimoni dell'accusa.