ROMA – È giallo sulle cartelle cliniche di Daniele De Santis, l’ultrà romanista indagato per omicidio volontario e accusato di aver sparato e ucciso Ciro Esposito, il 29enne di Scampia morto dopo un’agonia di 53 giorni al policlinico Gemelli.
Nella diagnosi stilata la notte sempre al policlinico Gemelli dopo la sparatoria del 3 maggio non si faceva alcun cenno alle quattro coltellate che i tifosi del Napoli avrebbero inferto all’ultrà romanista.
Coltellate che invece sono emerse dal referto stilato dai medici dell’ospedale di Viterbo, dove Daniele De Santis è stato trasferito lo scorso 25 giugno, per motivi di sicurezza.
“Il nostro assistito – spiegano gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso – è stato colpito da quattro coltellate. Ce lo hanno segnalato il nostro medico e lo confermano anche i medici del Belcolle. Lo abbiamo comunicato noi ai periti, visto che non ne erano a conoscenza”.
E ora la vera domanda è: i proiettili sono stati esplosi prima che De Santis venisse aggredito (e, a questo punto, accoltellato) o dopo?
I tecnici del Racis, come scrive e riporta Repubblica, propendono per la prima pista.
“Stanno emergendo troppe stranezza controbatte l’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di Ciro Esposito – per chi ha ucciso Ciro non si può invocare assolutamente la legittima difesa. Abbiamo in mano il racconto della signora Baglivo, che era presente al momento degli scontri. Assicura di aver visto De Santis coinvolto in tre scontri solo dopo gli spari”.